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Di Maio, nuovo appello per tornare al voto. Lega d'accordo: noi e M5s insieme o elezioni

Il leader M5S, Luigi Di Maio

Il Primo maggio non ha fermato la politica. Nel corso della giornata si sono succeduti gli interventi politici, con il nuovo appello di Luigi Di Maio al voto e la richiesta di unità nel partito arrivata da parte del segretario reggente del Pd, Maurizio Martina.

È stato proprio il capo politico del Movimento 5 Stelle ad intervenire per primo, con un post su Facebook pubblicato in occasione del Primo Maggio: revisione del jobs act e della legge Fornero, centri per l'impiego e pensione di cittadinanza "sono tutte cose - scrive Di Maio - che eravamo pronti ad inserire nel contratto di Governo per cambiare finalmente l'Italia" ma "sono tutte cose che gli stessi partiti che oggi vi riempiranno di auspici e moniti si sono rifiutati di fare perché hanno preferito tenersi stretti Berlusconi e Renzi piuttosto che cambiare tutto. Andiamo al voto il prima possibile!".

"Oggi è il primo maggio, la festa dei lavoratori. I partiti riempiranno questa giornata con frasi fatte, slogan e auspici sul lavoro e sull'articolo 1 della Costituzione. Sono solo parole. La verità - ribadisce il pentastellato - è che se non interveniamo subito il lavoro in Italia diventerà sempre più sottopagato e precario. Va rivisto il Jobs act, vanno rifondati i centri per l'impiego e va assicurata una pensione dignitosa a chi ha lavorato una vita con la revisione della Fornero e la pensione di cittadinanza. Sono tutte cose che eravamo pronti ad inserire nel contratto di Governo per cambiare finalmente l'Italia. Sono cose di buon senso che si potevano realizzare e noi ci abbiamo provato per 55 giorni con tutte le nostre forze".

E ad oltre 24 ore dal "no" di Matteo Renzi ad un'alleanza di governo sui temi, non si placa l'ira del M5S nei confronti dell'ex segretario Dem. Tra i parlamentari del Movimento si osserva come Renzi si stia comportando "in maniera identica a colui che ha sempre criticato, ovvero D'Alema". Renzi, insistono gli esponenti Del Movimento, cerca di "dirigere il Pd nell'ombra, proprio come faceva D'Alema da non segretario".

Da Prato, a margine della manifestazione di Cgil Cisl e Uil, parla anche Maurizio Martina: "Il problema non è come mi sento io. Io faccio il mio mestiere e sicuramente continuerò. Ma ho bisogno di fare un lavoro di squadra, non riesco ad immaginare il lavoro di un segretario fuori dalla collegialità, dall'idea di una squadra nel pieno rispetto delle opinioni di tutti, però marciando uniti".

"Chiedo questo e penso che le condizioni ci siano - continua il segretario reggente del Pd -, però bisogna guardarsi negli occhi e sapere che se si fa questo mestiere non lo si fa per un'ora lo si fa tutti insieme, sempre".

Un esecutivo centrodestra-M5S o il voto. Non ci sono alternative secondo il capogruppo della Lega Giancarlo Giorgetti. "Matteo Salvini è il candidato naturale alla presidenza del Consiglio - ha detto nel corso di un'intervista radiofonica -, ma noi abbiamo sempre aggiunto che Salvini è disposto a guidare un Governo che abbia una solida maggioranza e una solida maggioranza in Parlamento, secondo noi, è fra il Centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Altre soluzioni, incollate con lo scotch, trovare di volta in volta 40-50 parlamentari, per permettere di sopravvivere giorno per giorno, ecco questo non ha molto senso. Non serve al Paese, non serve agli italiani e su quell'ipotesi non credo che Matteo Salvini sia disponibile. Nei prossimi giorni dovremo valutare se ci sia la possibilità di fare un governo che governi, con il Movimento 5 Stelle, o tornare alle urne".

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