La prima giornata di votazioni all’Ars ha detto che il centrodestra da solo non riesce a portare a casa le norme principali della manovra. In tutte le votazioni più delicate il governo e la (non) maggioranza sono andati sotto, schiacciati dal peso compatto di grillini e Pd che hanno bocciato alcuni articoli su cui la giunta aveva investito parecchio.
E’ caduta così la possibilità di accorpare l’Istituto Zootecnico e quello per l’Incremento Ippico. Una norma che rientrava in un pacchetto di misure che Musumeci e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, avevano inserito per tagliare i cosiddetti enti inutili. Ma su questa norma non sono mancati i distinguo nella stessa maggioranza. Poi la votazione è terminata 33 a 33 e in questo caso, in base al regolamento dell’Ars, il governo si considera battuto. Questa volta non è arrivato il soccorso rosso: i deputati di Sicilia Futura – ha segnalato il capogruppo Nicola D’Agostino – hanno votato contro il governo. E per Nello Dipasquale (Pd) “si poteva evitare di andare allo scontro se solo fosse stata accolta la nostra proposta di rinvio dell'articolo”.
Il clima all’Ars è stato di ostruzionismo su tutti i capisaldi della manovra targata Musumeci-Armao. Su ogni emendamento, e ce ne sono 1.300, si sono susseguiti interventi fiume di deputati del Pd e M5S. Al punto che il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, ha dato una lettura politica a questa strategia: “Si vede che state facendo l’accordo a Roma. Qui siete già d’accordo su tutto”. E‘ anche il segnale che i tentativi di intesa con l’opposizione messi in campo dai pontieri del centrodestra sono falliti, almeno in questa prima giornata di votazioni.
Va detto che anche nella maggioranza c’è chi cerca di aggiustare le norme messe a punto dalla giunta. E dire che il centrodestra è riuscito a ricompattarsi – pure i ribelli De Luca e Figuccia hanno sostenuto il governo – ma decisive ieri sono state le assenze di Pippo Gennuso (ai domiciliari perché coinvolto in una inchiesta a Siracusa) e Marianna Caronia che è fuori dall’Ars per motivi non politici.
Così il governo è andato sotto anche su una norma cara a uno degli assessori più influenti della giunta, Marco Falcone (Infrastrutture). E’ stato bocciato l’articolo che avrebbe dato la possibilità al governo di introdurre un biglietto unico e integrato treno-bus per chi viaggia da e verso le città di Palermo, Catania e Messina. Questa volta l’esito della votazione è stato più netto 34-33 a favore dell’opposizione.
Il governo non è riuscito neppure a fare approvare altre un’altra norma che caratterizzava il testo base della manovra: quella che avrebbe stanziato 6,2 milioni per assegnare a coppie dal reddito basso costituitesi da non più di tre anni un contributo massimo di 40 mila euro per acquistare o ristrutturare la prima casa. Inutili i tentativi di mediazione, modificando il testo, per radunare una maggioranza trasversale sulla norma, che è stata bocciata col voto segreto.
E battaglia, soprattutto con i grillini, c’è stata prima di approvare almeno l’articolo caro all’assessore Roberto Lagalla che stanzia quattro milioni e mezzo per assegnare contributi alle scuole paritarie sia primarie che secondarie.
Sono passate invece con minori difficoltà le misure per il personale e i forestali. In particolare quelle per i forestali sono state approvate proprio quando sia i grillini che il Pd hanno abbassato il muro dell’ostruzionismo. Per gli operai stagionali la norma approvata stanzia circa 260 milioni, un po’ meno di quanto garantito nel 2017. Ma secondo l’ex assessore all’Agricoltura, Antonello Cracolici (Pd) si tratta di somme insufficienti a garantire le normali giornate di lavoro (78, 101 e 151) perché “almeno 40 milioni di questo budget non sono immediatamente spendibili. Dovrebbero arrivare dal Piano di coesione ma non c’è ancora neppure uno straccio di progetto da sottoporre al governo nazionale per autorizzare la spesa”.
La stessa norma stanzia 6,8 milioni per gli aumenti concessi dal contratto integrativo siglato dal precedente governo a pochi giorni dalle elezioni Regionali del novembre scorso. Ma per evidenziare in che clima l’Ars stia votando la Finanziaria basta riportare il comunicato di Vincenzo Figuccia che definisce una “truffa” l’integrativo voluto dal precedente governo: “Prevede la non riscossione degli arretrati contrattuali, permette di non pagare puntualmente gli stipendi e taglia l’indennità di di chilometraggio percorso”.
Lo stesso articolo approvato ieri permette di rompere per la prima volta il blocco delle assunzioni, che alla Regione è in vigore dal 2008. Sarà l’Arpa a bandire concorsi per poter coprire il fabbisogno. Per quante persone ci sarà spazio? L’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, si sbilancia: “Qualche anno fa c’era una previsione di 152 posti. Ora penso che dovremo rivedere al rialzo questa cifra”. La norma è stata approvata col sostegno dei grillini: “Una volta tanto i giovani laureati, non dovranno scappare dalla Sicilia e trovare lavoro altrove, perché per la prima volta la Regione aprirà le porte, tramite concorso pubblico, a geologi, biologi e ingegneri” ha detto Gianpiero Trizzino. I nuovi assunti dovrebbero occuparsi di indagini ambientali e carotaggio.
E’ passata anche un’altra norma molto importante sul fronte del personale. E’ quella che garantisce un paracadute a tutti i dipendenti delle società partecipate che sono in liquidazione o che sono già state chiuse. Il paracadute è l’obbligo assegnato alle società ancora attive di assumere personale solo attingendo all’albo che include i dipendenti delle partecipate chiuse. Nello stesso albo confluiscono gli ex dipendenti Iridas (una ventina). E una garanzia di mantenere il posto è offerta al personale interinale che ha avuto o ha in corso vertenze giudiziarie (è il caso di 170 precari della Sas). La novità della norma – ha spiegato l’assessore Armao – è che tutti questi dipendenti potranno essere chiamati in servizio anche dagli assessorati regionali. Ipotesi finora sempre bocciata nelle precedenti Finanziarie.
Armao saluta con soddisfazione soprattutto la norma che sblocca 64 milioni di fondi fermi dal 2001 e con i quali l’Irfis potrà dare respiro alle imprese siciliane. E un secondo articolo approvato – sempre su input di Armao – consente di re immettere nel sistema di finanziamento delle piccole e medie imprese 50 milioni che rientrano dai Fondi Jeremy. Queste ultime due sono norme su cui non c’è stato il muro dell’opposizione, in particolare quello del Pd: “Avevamo chiesto di destinare gli 84 milioni giacenti del fondo dell’Irfis al credito agevolato per il sostegno alle imprese – scrivono in una nora tutti i deputati Dem -. Questo dimostra che quando si avanzano proposte concrete nell’interesse della Sicilia si può essere opposizione costruttiva”. Un segnale preciso da parte del Pd al governo per le votazioni dei prossimi giorni.
Caricamento commenti
Commenta la notizia