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Governo, il Colle concede un'altra settimana a M5s e Pd: si attende la direzione Dem

ROMA. La partita dovrà chiudersi entro una settimana. Ma in quel che viene dopo c'è anche l'incubo elezioni. Sergio Mattarella è disposto a concedere solo altri sette giorni al Movimento Cinque stelle ed al Partito Democratico che dovranno dimostrare al Quirinale se "l'esito positivo" di cui ha parlato il presidente della Camera Roberto Fico concludendo il suo mandato esplorativo possa trasformarsi in un sodalizio per dar vita ad un governo.

La data è quella del 3 maggio, giorno in cui i Dem riuniranno la direzione per decidere se aprire o meno il dialogo con i pentastellati. Un appuntamento che a meno di sorprese sembrerebbe avere un esito scontato con i renziani (che sulla carta hanno la maggioranza) pronti a chiudere il 'forno' con i 5 stelle. Nessuna intesa, è il tam tam che ripetono i parlamentari vicino all'ex segretario del Pd che, conti alla mano, evidenziano come un eventuale governo tra i due partiti al Senato avrebbe a disposizione 161 voti, la maggioranza assoluta sul filo.

Chi resta alla finestra è invece Matteo Salvini. Il segretario della Lega è convinto che la "telenovela tra Renzi e Di Maio" non avrà l'esito sperato e si dice pronto a tornare in pista: "Gli italiani - mette in chiaro - non possono essere ostaggio delle liti del Pd e delle ambizioni di potere del M5s". Salvini non si sente fuori dai giochi ed aspetta il voto in Friuli per riprendersi la scena. Domenica infatti si vota nella regione del Nord-est dove la vittoria del centrodestra è scontata così come il risultato della Lega Nord. Stando ai sondaggi il Carroccio toccherebbe delle percentuali importanti rispetto al resto della coalizione, Forza Italia in primis. Un dato che rafforzerebbe la golden share di Salvini all'interno del centrodestra e lo riporterebbe di nuovo in una posizione di forza, pronto - se la situazione lo consentirà - a riaprire la trattativa con i pentastellati.

Tant'è che sono proprio i continui segnali di fumo che il leader della Lega continua ad inviare a Di Maio a non convincere i Dem sulle reali intenzioni del Movimento. Il reggente del partito Maurizio Martina ha riconosciuto "il passo in avanti" del M5s che come chiesto dai Dem ha stoppato ufficialmente ogni contatto con i leghisti rimarcando però che "le differenze" esistono tra le due forze politiche. Una distanza che Di Maio non disconosce ma, allo stesso tempo, il leader M5s invita i democratici a parlare di contenuti e programmi con l'obiettivo di arrivare ad a siglare "un contratto di governo a rialzo per i cittadini".

Ovviamente la disponibilità ad un confronto per il Movimento passa dalla non rinuncia a "battaglie storiche", una su tutte la legge sul conflitto d'interesse da sempre un cavallo di battaglia pentastellato. E proprio l'annuncio di voler regolamentare il servizio televisivo con un chiaro riferimento a Mediaset ("È arrivato il momento di metter mano a questo conflitto d'interessi e di dire che un politico non può essere proprietario di mezzi di informazione") manda su tutte le furie Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, che prosegue il suo tour elettorale in Friuli e che oggi era in compagnia del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, accusa di Maio di aver usato "un linguaggio preoccupante. Si vuole toccare l'avversario sulla libertà privata e sul patrimonio. È cosa da anni '70, da esproprio proletario".

Come Salvini anche il Cavaliere si dice convinto che la trattativa tra M5s e Pd non poterà a nessun risultato. Pronta a gridare ad uno "scandaloso inciucio" Giorgia Meloni.

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