VERONA. Quattro leader, un convitato di pietra, un possibile destinatario di un mandato esplorativo. La partita di governo entra al Vinitaly ma non vede ancora un finale.
A Verona arrivano Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Luigi Di Maio e Maurizio Martina, oltre alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. E si litiga, come da giorni, su Silvio Berlusconi. L'incontro più atteso, quello tra Di Maio e Salvini, non avviene neanche per caso.
I due si lanciano avvertimenti, evocano aperture ma, di fatto, restano sulle proprie posizioni. "Di Maio deve fare di più", sprona Salvini, offrendo al leader del M5S il vino valtellinese "Sforzato". "Chi si ostina con il centrodestra unito fa danno al Paese", replica il capo dei Cinque Stelle, riaprendo al Pd.
Il botta e risposta ha sullo sfondo una vera e proprio sfida, con il Vinitaly a fare da scenografia. Le Regionali in Molise e Friuli Venezia Giulia sono vicine e la visita alla fiera enologica è anche una prova di forza elettorale per Di Maio e Salvini, nella speranza che il Quirinale dia loro il tempo per superare le date del 22 e del 29 aprile.
E' una guerra di posizione, non una rottura. Se il Vinitaly non scioglie i nodi e non porta all'incontro tanto atteso non acuisce, d'altro canto, neanche la distanza tra Salvini e Di Maio. Che, con frasi tutte a sfondo enologico, sembrano parlarsi in vista dei prossimi giorni. "Un bicchiere di vino con Di Maio? Non oggi", spiega Salvini.
"Il vino è una grande occasione per dialogare", replica Di Maio. E a chi gli domanda perché non chieda a Salvini, distante poche centinaia di metri, di sciogliere gli ormeggi per un governo di cambiamento, Di Maio risponde allargando le braccia: "gliel'ho già chiesto". Dopo le consultazioni, spiega Salvini, i due leader non si sono sentiti.
E forse anche per questo Di Maio al Vinitaly riapre il secondo forno, quello del Pd. "La nostra proposta di un contratto di governo è anche al Pd, io voglio fare un appello al senso pratico di tutti, non ci si può bloccare sulle logiche politiche", sottolinea. "Chiama in causa il Pd per alzare il prezzo con la Lega. E' una vecchia tattica che non porta a nessuna parte", è la secca replica del capogruppo Dem, renziano, Andrea Marcucci.
A fine giornata, l'impressione è che il primo forno, quello leghista, sia al momento quello ancora più caldo. Anche se, ai microfoni, Di Maio e Salvini parlano due lingue diverse. "L'idea del centrodestra unito non esiste, non è una strada percorribile", spiega il primo rilanciando il suo "niet" a Silvio Berlusconi, che oggi ha cercat di rimettersi al centro della scena politica rilanciando lo spirito di Pratica di Mare.
"Il mio obiettivo è il centrodestra unito, spero anche di altri", ripete il suo mantra Salvini. Eppure il leader leghista evita di parlare dell'ex Cavaliere per tutto il tempo. Si limita ad offrirgli "una Fanta, che non è buona ma è tanta".
Meloni ammette che ci sono state "incomprensioni" mentre dal M5S - in arrivo a Verona 3 ore dopo di Salvini - si chiede con insistenza cosa abbia detto il leader della Lega sul suo alleato. Ognuno aspetta la prima mossa dell'altro. Ma per Salvini, al di là di FI, un eventuale accordo non può prescindere dalla rinuncia di Di Maio alla premiership.
Una rinuncia che per ora non arriva. "Siamo ad un blocco di questa partita di scacchi", spiegano dal M5S. Ad accomunarli con la Lega, la speranza di un mandato esplorativo a Casellati, per prendere altro tempo. "L'acqua divide gli uomini, il vino li unisce", scriveva l'autore napoletano Libero Bovio. E chissà che, fra qualche giorno, la sua frase non suoni come una profezia.
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