ROMA. Lo «stallo» non può proseguire: il Paese ha bisogno di un Governo «nella pienezza dei suoi poteri». Sergio Mattarella sta perdendo la pazienza ma è consapevole che è in atto un tentativo - forse spericolato ma serio - di accordo tra Lega e M5s. Per cui lancia un ultimatum alle forze politiche senza chiudere subito la porta e concede circa un’altra settimana per vedere segnali di esistenza in vita di un’intesa. Dopo di che assumerà lui stesso l’iniziativa. E due sono ad oggi le ipotesi in campo: un incarico esplorativo ad una carica istituzionale o un pre-incarico decisamente più politico. Il presidente della Repubblica ha oggi tirato le somme del secondo inutile giro di consultazioni facendo trasparire un misto di preoccupazione e amarezza: «non ho visto progressi», ha premesso presentandosi ai giornalisti al termine delle consultazioni. Ma il tempo sta passando e si avvicinano scadenze importanti come il Consiglio europeo di fine giugno. Serve quindi un Governo, ha scandito ricordando a tutti «l'urgenza che si sviluppi e si concluda positivamente un confronto. Attenderò alcuni giorni trascorsi i quali - assicura Mattarella - valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo». Il che significa che il presidente dovrà dare un incarico a qualcuno per smuovere le acque. Se sia poi un incarico esplorativo o un pre-incarico lo deciderà in base a cosa gli racconteranno i leader politici. Quel che è certo è che non ci sarà un terzo giro di consultazioni e che il Quirinale non vuol sentir parlare di voto anticipato. Neanche a ottobre. Ma all’esterno del Quirinale il clima non sembra così costruttivo e i toni sono alti. Sarà per l’eterna campagna elettorale che si perpetua in virtù delle elezioni regionali in Molise e Friuli Venezia Giulia ma Matteo Salvini è stato prima costretto a smentire Silvio Berlusconi nel suo durissimo attacco ai pentastellati e poi a un richiamo «urbi et orbi» a non far capricci: «ci sono due veti contrapposti di M5S e Forza Italia. Io chiedo a tutti di essere responsabili. Se continua così, se continuano a bisticciare, si stuferanno gli italiani, mi stuferò io e tra un mese si tornerà alle urne», ha detto il leader della Lega. In attesa di un faccia a faccia con Luigi Di Maio che si potrebbe concretizzare domenica a Vinitaly, Salvini deve in queste ore pensare di più al suo alleato Silvio Berlusconi. E' un Cavaliere scatenato quello che oggi ha solcato il Molise, minuscola regione che mai ha visto tanta attenzione come in queste ore. Sembra quasi che i meno dei 200 mila elettori molisani possano indicare con il loro voto il nuovo presidente del Consiglio. Berlusconi, dal suo predellino tris di Termoli, ha arringato la non proprio oceanica folla a non votare M5s ma soprattutto ha chiarito a Salvini che non mollerà di un centimetro: «nessuno può dire a me cosa devo fare: sono un leader politico e nessuno può dire 'tu sì o tu nò. In democrazia è una cosa inaccettabile», ha assicurato confermando che il suo ruolo «non lo decide Di Maio». Silenzioso oggi Luigi Di Maio. Ma dentro ai Cinque Stelle non è sfuggito un ruvido intervento di Alessandro Di Battista che ha alzato il livello dello scontro con la Lega: «Salvini ieri sembrava Dudù, Berlusconi parlava e lui muoveva la bocca. Tutto questo segnala qualcosa che non va in questo paese. Mi auguro che l’Italia possa liberarsi del berlusconismo», ha premesso. Poi la botta più dura: «spero che Salvini abbia il coraggio di staccarsi da Berlusconi, ma forse non può farlo. Forse ci sono cose che non sappiamo. Si parla di fideiussioni, di quattrini dati alla Lega». Il vigile Michele Anzaldi sente odore di sangue e si butta subito nella mischia: «Ecco un siluro targato M5s alla leadership di Luigi Di Maio, che con Salvini tratta e spartisce poltrone...». E pensare che il Colle ha concesso meno di una settimana.