ROMA. Non si placa la schermaglia tra i partiti dopo l’appello del Presidente a cercare in fretta un’intesa e formare una maggioranza per governare. Dopo il veto di Silvio Berlusconi nei confronti dei 5 Stelle Matteo Salvini rilancia l’unità della coalizione di centrodestra ma avverte: "l'unico governo possibile è tra centrodestra e M5s». E con un "programma minimo» gli fa eco il consigliere del Cavaliere, Giovanni Toti. Salvini prova poi a sterilizzare le condizioni poste da Luigi Di Maio che ieri, al Quirinale, aveva detto di non voler riconoscere una coalizione che sia alle elezioni sia alle consultazioni è andata divisa al punto di correre con tre diversi candidati premier. «Chiederò a Berlusconi e Meloni di andare insieme alle consultazioni», risponde in mattinata il leader del Carroccio. La sua proposta fa centro. Dopo una pausa di riflessione con il suo partito il Cav accetta e annuncia: alle prossime consultazioni il centrodestra si presenterà con i tre leader di Fi, Lega e Fdi. «Salvini scelga tra il cambiamento e il riportare indietro l'Italia con Berlusconi» fa filtrare il M5s che, molto infastidito, condanna la mossa di Salvini: «così ha messo se stesso e tutto il centrodestra all’angolo». Di certo la scelta di Salvini rende più complicato il confronto chiesto dal M5s a Lega e Pd prima delle prossime consultazioni anche se Di Maio non molla la presa sul Carroccio: la richiesta di un incontro con la sola Lega resta. Sta a Salvini ora scegliere. Intanto però i 5 Stelle cercano di forzare l’apertura anche verso il Pd. Ma anche lì scoppia l'incidente. «Il Pd ha la responsabilità del fallimento delle politiche degli ultimi cinque anni e di aver approvato una legge elettorale che ha portato a questo stato di caos» attacca di prima mattina il presidente dei senatori M5s Danilo Toninelli dopo aver invitato ad un atto di «responsabilità» sia Berlusconi, chiedendogli di farsi da parte, sia il reggente del Pd Maurizio Martina. «E' un’opportunità che gli stiamo dando" dice Toninelli ricordandogli che Pd e M5s hanno a suo dire "dialogato nella costituzione dei presidenti di Camera e Senato e degli uffici di presidenza». Ma il Pd fa muro. «È chiaro che queste parole dimostrano l'impossibilità di un confronto con noi. Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi» gli risponde Martina. Toninelli replica tendendo la mano ai dem: «Il Pd non strumentalizzi il senso delle mie parole e non cerchi pretesti. E' evidente che la nostra visione critica sull'operato del governo del Pd in questi anni resta» ma «per il bene del Paese il M5s chiede sinceramente al Pd di metterci intorno ad un tavolo». Nonostante le divisioni interne, sembra difficile a questo punto un passo indietro del Pd dove anche Andrea Orlando chiude. Soprattutto dopo che il renziano Andrea Marcucci commenta: «Toninelli mente sapendo di mentire. Il M5S ha chiuso un accordo spartitorio con il centro destra basato solo sull'occupazione delle poltrone». Resta da vedere se entro martedì si possa aprire uno spiraglio di dialogo proprio sulla presidenza della Commissione Speciale della Camera dove sono in lizza il dem Francesco Boccia e il leghista Massimo Garavaglia. Per tornare al dialogo servirebbe ora una vera moratoria sui veti incrociati. E l’invito arriva dalla seconda carica dello Stato: «in un un clima in cui si cerca la pacificazione, porre veti è un errore. Bisogna fare tutti gli sforzi possibili per vedere se si trovano punti programmatici comuni» avverte la Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.