ROMA. Conto alla rovescia per l'elezione dei presidenti delle Camere. Questa mattina le due Assemblee saranno chiamate (alle 11 a Montecitorio e alle 10.30 a Palazzo Madama) ad adempiere al loro primo atto della legislatura: l'elezione dei successori di Laura Boldrini e Pietro Grasso il cui incarico termina di fatto alle 24 di ieri.
Cinquestelle e centrodestra al rush finale per definire un accordo stabile sui presidenti. Luigi Di Maio ha rinviato l'assemblea plenaria con i parlamentari penstastellati probabilmente per avere un quadro più chiaro sulle intenzioni di Salvini e Berlusconi circa il nome del candidato di Forza Italia al Senato.
Il niet M5s a Paolo Romani potrebbe avere uno sbocco con l'indicazione di un nome alternativo. A questo vertice seguirà l'assemblea degli eletti della Lega con Matteo Salvini. L'ipotesi che sta girando con insistenza in questi minuti è quella di un cambio di cavallo con il lancio di Anna Maria Bernini. Nome su cui potrebbe convergere M5s senza troppi strappi al suo interno. Anche se Forza Italia fa sapere dal vertice - da poco conclusosi - che continua a sostenere la candidatura del suo capogruppo uscente.
Ma Forza Italia, Lega e M5S sono, al momento, i tre protagonisti dell'impasse che porterà oggi a votare scheda bianca ai primi scrutini sia il centrodestra che il Pd. Rinviando, di fatto, l'elezione della seconda e terza carica dello Stato almeno a domani.
"Io un Nazareno bis non lo farò mai, non porterò mai il M5S a fare una cosa del genere", afferma il capo politico M5S Luigi Di Maio arrivato all'assemblea dei gruppi congiunti del Movimento. "Siamo la forza del cambiamento. Sono orgoglioso della nostra compattezza granitica sui valori. Cambieremo il Paese con l'integrità e la coerenza e questo cambiamento inizia con la presidenza della Camera".
Sul versante Pd, il partito è determinato a non farsi schiacciare nel ruolo di spettatori complici di un accordo tra M5s e centrodestra. E' questo il risultato che il Pd tutto vanta, mentre i "vincitori" delle elezioni si incartano sulla scelta dei presidenti delle Camere. In una partita in cui i Dem giocano di rimessa e rischiano di non toccare palla, guardano con sollievo alla "ripartenza" delle trattative.
Ecco, in dettaglio, le procedure per eleggere chi siede negli scranni più alti di Montecitorio e Palazzo Madama. Le sedute saranno presiedute da Roberto Giachetti (Pd) alla Camera e dal senatore a vita Giorgio Napolitano nell'altro ramo del Parlamento: il primo è il più anziano dei vicepresidenti della Camera rieletti della scorsa legislatura; il secondo è il senatore decano. E' previsto che i presidenti provvisori tengano un breve discorso prima di dare il via alle votazioni.
- ALLA CAMERA: La votazione avviene per schede e in modo segreto. Nella prima votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti l'Assemblea, ovvero 420 voti. Per il secondo e terzo scrutinio il regolamento di Montecitorio prescrive che il quorum si abbassi ai due terzi dei votanti, contando anche le schede bianche. Per gli eventuali scrutini successivi è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, contando pure in questo caso anche le schede bianche. Ciascun deputato esprime il voto sulla scheda all'interno di cabine allestite tra il banco della presidenza e quello del governo e la deposita in un'urna. Lo spoglio delle schede è pubblico e avviene in Aula. Nel caso in cui fossero necessari più scrutini per eleggere il presidente, la seduta potrebbe protrarsi per più di una giornata; in ogni caso, formalmente si tratta di una seduta unica. Nelle ultime 6 legislature il presidente è stato eletto il giorno dopo l'inizio della seduta (4 scrutinio).
- AL SENATO: Anche qui la votazione avviene a scrutinio segreto, ma il meccanismo assicura l'elezione del presidente entro la quarta votazione. Al primo scrutinio è eletto chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato, che è pari a 161 voti. Qualora non si raggiunga la maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Se nella terza votazione nessuno ha riportato ancora la maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno ad un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto più voti e viene proclamato eletto chi consegue la maggioranza, anche se relativa. A parità di voti, è eletto il più anziano di età. Anche a Palazzo Madama lo spoglio delle schede è pubblico e avviene in Aula. Ma prima di dare il via al voto si dovrà riunire la Giunta provvisoria che sarà formata dai componenti rieletti della Giunta per le Elezioni e Immunità della precedente legislatura.
E la Giunta, presieduta dal senatore più anziano, Giacomo Caliendo di FI, dovrà occuparsi di temi come il "seggio fantasma" in Sicilia: quello non ancora assegnato per il fatto che il M5S ha preso più voti di quanti fossero i candidati. Quindi, si dovranno compiere le verifiche sui senatori subentranti. La seduta della Giunta, vista la delicatezza dei temi, potrebbe durare a lungo. Ma al Senato il presidente non può non essere eletto entro il secondo giorno di votazioni perché la Costituzione prevede che il presidente della Repubblica non possa restare senza eventuale supplente. E nel caso di scrutini che si protraggano fino a tarda sera il Regolamento del Senato prevede che di fatto si fermino le lancette dell'orologio, cioè si allunghi il giorno precedente fino alla fine della procedura della votazione
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