Venerdì 22 Novembre 2024

M5s e Forza Italia ai ferri corti, per le presidenze delle Camere accordi azzerati

Luigi Di Maio

ROMA. Una girandola di vertici culminata con la riunione di tutti i capigruppo non basta a evitare, fino a tarda sera, l'evaporazione di ogni accordo sulle presidenze delle Camere. Troppi i nodi alla base di un impasse che dura da 48 ore, primo fra tutti la candidatura del centrodestra di Paolo Romani alla guida del Senato e, soprattutto, il rifiuto del M5S a qualsiasi incontro con Silvio Berlusconi. "I nomi usciranno solo se ci sarà un incontro tra i leader, altrimenti il centrodestra andrà con Romani al Senato e Giancarlo Giorgetti alla Camera", è l'affondo di FI al termine della riunione dei capigruppo che, in serata, tenta invano una ricucitura in zona Cesarini. FI, Lega, M5S: sono questi, al momento, i tre protagonisti dell'impasse al termine di una giornata che, alla fine, porterà a votare scheda bianca ai primi scrutini sia il centrodestra che il Pd. Rinviando, di fatto, l'elezione della seconda e terza carica dello Stato almeno a sabato. La giornata comincia con la richiesta, da parte del capogruppo uscente Pd Ettore Rosato, di "resettare" ogni trattativa. Poi è il centrodestra a tornare a riunirsi e dal nuovo vertice Berlusconi-Salvini-Meloni esce nuovamente il nome di Romani. E' a quel punto che Di Maio rompe il silenzio proponendo una riunione tra tutti i capigruppo e sentenziando il "no" del M5S al capogruppo FI, "indagato ed invotabile". Non passa neanche un'ora e Salvini complica ulteriormente il quadro, riaprendo al M5S ("se c'è un tavolo, siamo pronti") e sancendo "l'azzeramento" di qualsiasi trattativa. Parole che riportano il M5S nei giochi in maniera prepotente. Anche perché Salvini ammette di sentire Di Maio "più di sua madre" raccontando anche di un contatto telefonico tra i due prima che il leader della Lega entrasse a Palazzo Grazioli per il vertice del centrodestra. Ma di sblocco dell'impasse, all'orizzonte, non si vede neanche l'ombra. La riunione convocata dal M5S alle 20 dura poco più di un'ora. E sul tavolo sembrano spuntare i primi nomi, a cominciare da quello meno gradito al M5S. "La Lega ha fatto il nome di Romani", spiega Ignazio La Russa uscendo dal vertice. Un vertice che, tuttavia, non porta eccessive novità. Il leader del centrodestra è Salvini, siamo disposti ad incontralo. Non legittimeremo Berlusconi e non siamo disposti a un Nazareno-bis", è la reazione dei vertici del M5S alla richiesta, da parte di FI, di un vertice Di Maio-Berlusconi. Un vertice che, dalle parti dei pentastellati, considerano come "letale" per l'immagine del Movimento davanti ai propri elettori. E' difficile che, nelle prossime ore, il clima di rassereni. FI insisterà su Romani e M5S insisterà con il suo "niet". Con un rischio, per il Movimento: se al Senato, dopo i primi tre scrutini, il centrodestra può eleggersi da solo un "suo" presidente a Montecitorio al M5S servono, comunque almeno 94 voti. Da qui, il timore di Di Maio di "perdere" anche la Camera, a favore di un candidato come Giancarlo Giorgetti. Se FI e M5S riusciranno a smussare lo scontro il ticket giusto, secondo gli ultimi rumors, potrebbe essere quello di Anna Maria Bernini (con Anna Maria Casellati, ex magistrato, come outsider al quale il M5S avrebbe una qualche difficoltà a dire di no) al Senato e Riccardo Fraccaro alla Camera. Ma è un ticket del quale, almeno fino a domani sera, non dovrebbe esserci alcuna traccia ufficiale e che potrà emergere solo dopo che il "gioco dei veti" - copyright del reggente del Pd Maurizio Martina - si sarà smussato.

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