ROMA. Un punto fermo, la premiership in capo a Luigi Di Maio. Un obiettivo, l'applicazione dei punti prioritari e simbolici del programma M5S, come caldeggiato, tra l'altro, da Beppe Grillo. Per il resto, allo stallo post-voto e alla selva di "no" emersa nelle ultime ore dal Pd il M5S risponde con un apertura a 360°, che non esclude né il centrodestra né la Lega come possibili alleati. "Abbiamo sondato la nostra base e non c'è una gran differenza nelle preferenze di un eventuale partner", è il messaggio che filtra dal comitato elettorale dove, per tutto il pomeriggio di ieri, Luigi Di Maio ha ricevuto alcuni dei suoi parlamentari più vicini. Il Movimento, è il ragionamento che si fa, farà il possibile per non perdere la chance di andare al governo. Ma, allo stesso tempo, lo stallo attuale non viene percepito come un vento a sfavore. "Il gradimento per noi sale, se si torna al voto prendiamo ancora di più", è il refrain di queste ore. Ore in cui, attraverso pontieri e seconde linee, i contatti tra M5S e Pd non mancano anche se dal Nazareno arriva un'ulteriore chiusura, questa volta dalla minoranza di Andrea Orlando. Anche per questo, Danilo Toninelli ribadisce come l'appello del M5S per un governo di programma sia rivolto "a tutti". E in quel tutti sono compresi, con pari dignità, sia Lega che Pd. Certo, nel Movimento sono consapevoli che, complici i sommovimenti tra FI e Lega e l'exploit di Matteo Salvini, un accordo con il centrodestra sia meno agevole di una, comunque difficile, convergenza con il Pd. Anche per questo, nulla, sottolinea un "ministro in pectore", si muoverà prima della direzione del Pd. Ma, tra i pentastellati, si fa largo una pista alternativa, quella di un asse con la Lega per fare una nuova legge elettorale e tornare al voto. "Una legge che abbia un vincitore chiaro", si sottolinea. Al quartier generare M5S si alternano, tra gli altri, Riccardo Fraccaro e Paola Giannetakis, Giulia Grillo e Laura Bottici. Domani il leader riunirà tutti gli eletti. E, salvo colpi di scena, ci sarà anche Giulia Sarti, unico esponente tra quelli coinvolti nel caso dei rimborsi fantasma ad andare verso il "perdono" dei vertici. Martedì, invece, è stato Roberto Fico a incontrare, a lungo, Di Maio. E il simbolo della "vecchia guardia" del MS5, resta in pole per quella presidenza della Camera alla quale il Movimento punta con decisione. "Noi ad una delle due Camere non possiamo rinunciare", è il paletto che il M5S pone agli altri partiti, pur rimarcando come la maggioranza che eleggerà i successori di Grasso e Boldrini non sarà, automaticamente, quella di governo. Nel frattempo, dopo la serie di endorsement giunti - a cominciare da Confindustria - i "poteri forti" litigano sul M5S. "Rimango molto sorpreso nel vedere come esponenti importanti della classe dirigente salgano sul carro del vincitore prima ancora che questo abbia cominciato a muoversi", è l'affondo di Luca Cordero di Montezemolo. Ma la sua voce contraria resta per ora isolata nel grande mondo nell'impresa e della finanza italiane.