PALERMO. Ora è un obbligo. I sindaci dovranno schierare i vigili urbani nella lotta all’abbandono dei rifiuti e per controllare che la raccolta differenziata venga fatta. Gli agenti potranno ispezionare i sacchetti mentre i cittadini li buttano e potranno infliggere multe fino a 150 euro nel caso in cui nell’immondizia venga trovato materiale che andava differenziato. Infine, da fine marzo spariranno progressivamente i cassonetti tradizionali in modo da imporre il ricorso alla differenziazione. È l’ultima mossa della Regione per provare a frenare lo smaltimento di immondizia nelle discariche. E l’unica soluzione è incrementare la differenziata (oggi intorno al 15%) visto che già tre regioni, in primis la Toscana, hanno negato l’assenso a ricevere i rifiuti siciliani. E anche la pista del trasferimento all’estero si sta raffreddando perché, filtra dall’assessorato, non sono ancora stati individuati siti di smaltimento e aziende che trasportino la nostra immondizia a costi sostenibili. Anche per questo motivo il bando a cui da settimane lavora l’assessorato ai Rifiuti è rimasto nei cassetti e dovrà essere Musumeci, non appena verranno formalizzate le ordinanze che gli conferiscono i poteri speciali, a decidere se pubblicarlo ugualmente o meno. Nell’attesa si andrà avanti con lo smaltimento in discarica. E non a caso ieri sono state prorogate fino al 31 maggio tutte le ordinanze firmate il primo dicembre scorso: si tratta dei provvedimenti che derogano alle procedure normali e consentono il ricorso a impianti mobili di pre-trattamento in modo da non limitare la capacità di conferimento. Le precedenti ordinanze erano scadute il 28 febbraio. Si va avanti dunque sulla stessa rotta dei mesi scorsi. Solo che adesso Palazzo d’Orleans e l’assessorato provano a incrementare la raccolta differenziata per limitare il conferimento in discarica. È l’unico modo per allungare la vita delle discariche, la cui capienza stimata non dovrebbe andare oltre l’autunno. E così l’ordinanza firmata ieri da Musumeci prevede nuovi obblighi a carico dei Comuni per raggiungere nel più breve tempo possibile l’auspicata soglia del 65% di differenziata: quota ora messa nero su bianco. Per raggiungere questo target i Comuni «sono obbligati, entro il 31 marzo, a valutare e attivare ogni azione utile ai sensi dell’articolo 191 del decreto legislativo 152/2006». Significa che, motivandolo con l’emergenza in corso, i sindaci possono modificare unilateralmente il contratto con le ditte appaltatrici che si occupano del servizio di raccolta imponendo loro di passare al sistema «porta a porta». Entro lo stesso termine deve iniziare «la dismissione dei cassonetti stradali e l’attivazione dei centri comunali di raccolta». Significa che il generico cassonetto per l’indifferenziata sparirà progressivamente dalle strade per lasciare spazio solo alla differenziata. È una formula già impiegata in vari paesi che sta dando risultati altalenanti. Spesso ha funzionato ma in altri casi ha favorito il fenomeno dell’abbandono in strada: e molti sono anche i casi in cui i cittadini di un paese vanno a buttare l’immondizia in altre città in cui ci sono ancora i cassonetti. Per fronteggiare tutto ciò i sindaci devono schierare la polizia municipale. Che potrà anche fare «controlli a campione in fase di conferimento diretto da parte dei cittadini». Dunque il cittadino potrà vedere ispezionato il proprio sacchetto da parte degli agenti. Di più: a questo scopo l’ordinanza autorizza i sindaci a schierare pure «ispettori ambientali volontari idoneamente formati». Le multe potranno arrivare fino a un massimo di 150 euro, precisano in assessorato. E i sindaci dovranno inviare in assessorato periodicamente un report sui controlli fatti e sulle sanzioni applicate. I sindaci dovranno anche inviare in assessorato un «piano economico-finanziario della Tari degli anni 2015, 2016 e 2017 indicando il grado di riscossione degli ultimi 5 anni». È il preludio di una caccia all’evasore che servirà a finanziare le prossime mosse sul fronte dell’emergenza. Ovviamente i primi cittadini dovranno anche presentare un piano generale sulla differenziata che tenga conto del gestore del servizio, delle modalità di affidamento e degli impianti da utilizzare. Funzionerà? È la scommessa di Musumeci per i prossimi tre mesi. Serve un segnale che indichi che la macchina verso il passaggio alla differenziata si è messa in moto. A tutto il resto, al piano per i prossimi anni, dovrà invece pensare il neo assessore Alberto Pierobon, che da ieri è in carica e lavora in assessorato. Oggi incontrerà Musumeci per una prima pianificazione delle cose da fare: «Sono appena arrivato, sto cercando di capire come organizzare l’attività. Col presidente c’è grande sintonia» sono state le uniche parole di Pierobon ieri.