ROM. Solo 8 parlamentari «morosi» per un ammanco, tuttavia, che arriva a 800 mila euro. Luigi Di Maio prova a circoscrivere gli effetti dello tsunami "rendicontazioni" per il M5s esibendo la patente di grandi donatori al fondo pubblico per i crediti alle Pmi e per l'ammortamento del debito pubblico. Ben 23 milioni di euro certificati dal Ministero dell’Economia. «Per quanto mi riguarda si apre la settimana dell’orgoglio Cinquestelle» esulta Di Maio provando a ribaltare lo sconforto per la vicenda e chiedendo ai parlamentari che si sono distinti per le donazioni di andare in giro per l’Italia a esibire i propri bonifici, magari presso le imprese che hanno fatto nascere. «Dimostreremo che siamo l’unica forza politica della storia che ha tagliato per 23 milioni di euro gli stipendi dei parlamentari» è il leit motiv con il quale prova a rincuorare le truppe dei candidati e gli elettori proprio mentre scoppia l'altra grana, quella di Bruxelles. L’addio di un 5 Stelle di peso come David Borrelli suona infatti come una porta in faccia sbattuta al nuovo corso del M5s, per di più in piena campagna elettorale. «Non mi ha risposto neanche» al telefono prende atto il capo politico del M5s. L’eurodeputato, «grillino» della prima ora e primo consigliere comunale per una lista civica pentastellata eletto in un capoluogo di provincia, nel 2008 a Treviso, esce dal buio in cui si era nascosto e sibillino precisa: «Non ho problemi di salute e non ne ho mai accennato" dice smentendo innanzitutto la versione edulcorata che ieri il gruppo di Bruxelles aveva tentato di dare. Poi i gelidi saluti al M5s: «Ora è arrivato per me il momento di cambiare percorso per un nuovo movimento di imprenditori e risparmiatori». Intanto proprio il tentativo di Di Maio di ribaltare la vicenda delle restituzioni, portando in paradiso i parlamentari che si sono distinti per la loro generosità, come Massimiliano Bernini, uscito non solo indenne dalle accuse de Le Iene ma addirittura risultato il più munifico, diventa nuovo terreno di attacco. Matteo Renzi definisce il leader pentastellato «il capo degli impresentabili» e lo provoca: «Hai chiesto un confronto tv tre mesi fa. Adesso accetti la sfida o revochi anche questa come fosse un bonifico qualsiasi?». E’ ironico pure Matteo Salvini: «Il Movimento che grida onestà sta passando queste ore cercando gli scontrini dei bar, dei ristoranti e degli alberghi. Ma ognuno passa il tempo come ritiene..». Anche Silvio Berlusconi lo mette in mezzo: «Pensare che un ragazzo Di 31 anni che non ha mai lavorato possa prendere in mano il governo del paese, è una barzelletta». Anche Beppe Grillo prova a scherzarci sopra. «Dovete capire che queste persone, chi sono non lo so, hanno una malattia che si chiama Sindrome Compulsiva di Donazione Retroattiva ed io la conosco bene questa sindrome perché colpisce anche molti genovesi». Di Maio invece fa sul serio, soprattutto con gli 8 che ha scovato andando a spulciare i conti dei versamenti al Mef. «Ho sbagliato a fidarmi, rimedierò» dice lasciando il Ministero dell’economia dove è andato a provare a verificare i conteggi. «Chi non ha mantenuto le promesse si autoesclude dal M5S» ripete e mette in croce Ivan Della Valle che non avrebbe donato per circa 270mila euro, Girolamo Pisano che non avrebbe donato per circa 200mila, Maurizio Buccarella indietro per 137mila euro, Carlo Martelli con 81mila euro di ammanco, Elisa Bulgarelli che non ha versato 43mila euro, Andrea Cecconi per altri 28mila euro, Silvia Benedetti per circa 23mila ed Emanuele Cozzolino che avrebbe nascosto circa 13mila euro. Rispetto ai nomi svelati dalle Iene la situazione si è chiarita quasi per tutti, tranne che per Giulia Sarti. La sua posizione resta tuttora un mistero. In attesa della nuova puntata de Le Iene.