ROMA. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini continuano a litigare sulla leadership ma trovano l'accordo finale sul programma, con l'azzeramento della legge Fornero. Il tutto mentre i partiti della quarta Gamba salgono sulle barricate tenendo alta la questione dei collegi.
La giornata del centrodestra ha il suo inizio con una dichiarazione del Cavaliere che, sia pur usando il condizionale, vede già approntata la squadra di governo con Matteo Salvini ministro dell'Interno. Usa il condizionale anche perché a 'pesare' sul suo futuro politico è la sentenza della corte dei diritti di Strasburgo che difficilmente arriverà prima delle elezioni.
Ma se così non fosse, il leader di Forza Italia ha già in mente a chi assegnare diversi posti chiave: scontata che la poltrona di palazzo Chigi sia ancora la sua, per Matteo Salvini il 'premio di consolazione' sarebbe dunque il Viminale: "Lui - spiega l'ex premier a L'Aria che Tira - è un centroavanti di sfondamento potrebbe andar bene al Viminale". Uno schema che ovviamente il diretto interessato non è disposto ad accettare.
Salvini che ha ufficializzato la candidatura di Giulia Bongiorno (ex finiana della prima ora) è convinto che il primato nel centrodestra andrà al suo partito e di conseguenza sarà lui il presidente del Consiglio: "da premier deciderò i miei ministri, anche quello dell'Interno", è la replica secca.
Che Berlusconi sappia perfettamente di non poter giocare ad armi pari nella corsa alla presidenza del Consiglio con i suoi due competitor interni (oltre al leader della Lega ad ambire a palazzo Chigi c'è anche Giorgia Meloni) è ormai chiaro, ma le sue parole tradiscono ancora una volta il progetto di Fi di arrivare primo partito della coalizione in modo da poter esprimere un nome.
Un profilo moderato, ben lontano dal modus operandi del segretario della Lega, che Berlusconi lascia intendere di avere già in mente: "Ho un nome nel cassetto ma per ora non lo dico". Sul tavolo di palazzo Grazioli c'è ancora il 'dossier' Lazio.
I tempi sono agli sgoccioli ed il rischio di continuare a nicchiare nell'ufficializzare il candidato avrebbe delle conseguenze anche sulla campagna elettorale per politiche., sono convinti tutti e tre i leader.
Salvini non fa mistero di essere pronto a sostenere Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e per nulla disposto a fare passi indietro. Un'idea che non piace nè al Cavaliere nè alla Meloni. La Lega però non ha nessuna intenzione di rompere l'alleanza sulla candidatura alla Pisana per cui il nome su cui si andrebbe è quello di Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi alla Camera.
A rischiare però di rovinare i piani di Berlusconi ed il suo obiettivo di andare "oltre il 45% per poter avere una maggioranza autonoma e governare" potrebbero essere gli esponenti di Noi con l'Italia.
Dopo aver partecipato al tavolo sulle candidature ( fino a ieri erano banditi) risolto con l'ennesimo nulla di fatto, i vertici del partito (Fitto e Cesa) hanno deciso di incontrare nuovamente l'ex premier per chiedere "rispetto" e "maggiore dignità" il che vuol dire che nella spartizione dei seggi, la proposta di assegnare 13 posti alla cosiddetta Quarta gamba è una proposta irricevibile.
Toccherà dunque al Cavaliere scogliere il nodo con Fdi e Lega ed evitare che ancor prima di ufficializzare l'unità il centrodestra perda un pezzo. In serata la goccia che allontana ulteriormente le posizioni, per il momento, con il i tre partiti base del centrodestra: la firma del programma che prevede, tra l'altro, l'azzeramento delle norme della legge Fornero.
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