MILANO. L’incontro finora sempre rinviato tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si terrà domani nel primissimo pomeriggio ad Arcore. Ad annunciarlo il leader della Lega che ha pure messo sul tavolo un argomento divisivo, come l’abrogazione della legge Fornero, il che lascia intendere che anche la questione della definizione dei candidati nei collegi uninominali è ancora lontana da essere risolta. Dall’incontro sembrano esclusi i leader della cosiddetta quarta gamba, mentre oggi Stefano Parisi ha detto che presenterà simbolo e proprie liste eventualmente anche fuori dalla coalizione.
Oggi la Stampa ha pubblicato una proiezione elaborata da YouTrend per la quale il centrodestra, in base agli attuali sondaggi, avrebbe in Senato 137 seggi, ma potrebbe avvicinarsi alla maggioranza assoluta (161) se raggiungesse il 39% dei consensi. Subito Raffaele Fitto, tra i promotori della quarta gamba, ha rivendicato ad essa questo passo in avanti.
Il punto sono proprio le pretese di ciascun protagonista della coalizione che spinge ad alzare le richieste sul numero dei collegi spettanti a ciascuno (232 alla Camera e 119 al Senato). D’altra parte dar maggior spazio politico alla quarta gamba, sottolineano i promotori, potrebbe aiutare tutta la coalizione a crescere ancora. In questa ottica anche Energie per l'Italia di Parisi chiede spazio per i propri esponenti provenienti dalla società civile, e viste le resistenze specie di Fi, ha avviato la raccolta delle firme per una corsa col proprio simbolo, fuori dalla quarta gamba e dalla coalizione. Al vertice di domani si comincerà a parlare almeno dei criteri, con Giorgia Meloni pronta ad appoggiare la tesi di Berlusconi, di basarsi sulla media dei sondaggi.
Che la tensione ci sia lo dimostra l’appello di Maurizio Gasparri a non superare il livello di guardia: «Abbiamo un grande vantaggio che non possiamo disperdere. Il nostro obiettivo è creare una maggioranza che controlli entrambe le Camere per dare un governo stabile all’Italia». I coordinatori regionali azzurri stanno sollecitando Berlusconi sul fatto che i candidati devono essere radicati sul territorio perché con il Rosatellum sulla scheda compaiono i nomi dei candidati nei collegi uninominali e dei listini di partito (tra i due e i quattro nomi). Eventuali nomi della società civile, che l’ex Cavaliere vorrebbe «paracadutare» nelle varie regioni, rischiano di far perdere voti a vantaggio della Lega (al Nord) e di Fdi e della quarta gamba al centro-sud. E poiché il patto con Salvini è che il partito con più voti esprimerà il candidato premier, si aprirebbe uno scenario negativo. Comunque per Palazzo Chigi anche oggi Antonio Tajani si è tirato fuori dalla corsa.
D’altra parte Berlusconi ha bisogno nei listini proporzionali di candidati fidati. Egli infatti non sarà in Parlamento a guidare i suoi eletti, che potrebbero subire il fascino di Salvini che invece sarà deputato, con maggiori possibilità di essere il leader parlamentare della coalizione. E in caso di pareggio le scelte sarebbero tutte da prendere.
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