ROMA. Partiti al lavoro per costruire le coalizioni più competitive da presentare alle elezioni di marzo. Sul fronte del centrosinistra, il Pd è ancora alle prese con la grana della lista radicale +Europa con Emma Bonino e il nodo ancora tutto da sciogliere della raccolta delle firme.
Riccardo Magi, segretario dei Radicali Italiani, rilancia l'allarme, spiegando che senza chiarimenti sostanziali sulla legge, la sua lista sarà «costretta ad andare da sola». Già nei giorni scorsi aveva cercato di avere risposte dal Colle e da Palazzo Chigi, ma lamenta che finora nulla s'è mosso. Con i sondaggi in calo e la prospettiva di avere appena 6 collegi maggioritari «sicuri», è evidente che il partito di Matteo Renzi non può permettersi il lusso di perdere, tra i suoi alleati, anche l’ex Commissaria europea e ministra degli Esteri, si ragiona in ambienti parlamentari dell’attuale maggioranza. Nel frattempo, avverte Magi, senza scelte chiare, i radicali sono pronti a raccogliere le firme «per i loro candidati già dal primo gennaio».
Sul fronte del centrodestra, Silvio Berlusconi sembra abbia allentato la tensione con la Lega sul tema della futura leadership. Anzi, nei confronti del suo competitor, Matteo Salvini, usa quasi parole dolci. Mentre nei confronti del Pd, dalle parti del Cavaliere, regna quasi l’indifferenza. La vera sfida per il governo, a giudizio dell’ex premier, è con il Movimento Cinque Stelle e in particolare con il suo candidato, Luigi Di Maio.
Ancora al lavoro per definire la cosiddetta quarta gamba, quella moderata, Il Cavaliere si lancia contro il vicepresidente della Camera, esortandolo a cercarsi un lavoro «per un periodo neanche troppo breve». La strategia è quella di contrapporre l'esperienza e il pragmatismo di Forza Italia al «dilettantismo" del movimento di Grillo e Casaleggio. Secondo Berlusconi, un eventuale governo a guida M5s «massacrerebbe» il ceto medio che invece deve essere rivitalizzato con una serie di misure di sostegno, come la flat tax e l’innalzamento delle pensioni minime a 1000 euro.
Il movimento di Beppe Grillo rintuzza comunque ogni attacco, lanciando una sorta di opa sull'elettorato considerato storicamente una roccaforte del partito azzurro, quello degli imprenditori del nord. Mentre Alessandro Di Battista, autoesclusosi da un posto in Parlamento e al governo, chiuderà il 2017 con un comizio a Trento il 30 dicembre, Di Maio continua a battere le rotte del nordest. Il suo obbiettivo è duplice: accreditare il Movimento di fronte al mondo imprenditoriale italiano e contemporaneamente provare a «rubare» voti al centrodestra. Gennaio, per i 5 Stelle, sarà anche il mese della divulgazione delle regole per le parlamentarie dalle quali, stando alle ultime voci, saranno esclusi i collegi uninominali per cui ci sarà una scelta «interna». E pressoché certa è anche l'introduzione di un «filtro di qualità» che asciughi il popolo, che si preannuncia numerosissimo, dei potenziali candidati.
Caricamento commenti
Commenta la notizia