ROMA. L’ultimo atto del Senato prima delle feste è lo stop alla legge più dibattuta di queste ultime settimane: lo ius soli. Ed è uno stop di fatto definitivo perché a meno di clamorosi colpi di scena, le Camere saranno sciolte prima della fine del 2017. A decretare la «morte» dello ius soli sono i 33 senatori che, dopo il sì alla manovra, vengono a mancare per il raggiungimento del numero legale. A chiedere la verifica Roberto Calderoli, esponente di una Lega che, assieme a FI e a tutto il centrodestra esulta per il naufragio della legge. E se il Pd se la prende con il M5S, la sinistra di Liberi e Uguali punta il dito proprio contro i Dem: «ipocriti».
L’esame sullo ius soli entra in campo nell’ultimo scampolo della seduta della mattina: si parte con le questioni pregiudiziali (due) sulle quali intervengono i primi senatori. Ma Calderoli, sottolineando come in vista dello scioglimento delle Camere il tempo per l’esame non ci sia chiede la verifica del numero legale: i senatori in Aula sono 116, il quorum richiesto di 149. A spiccare sono soprattutto le sedie vuote dello spicchio del M5S e di quello dei centristi anche se, come sottolinea LeU, mancano pure una «trentina» di esponenti del Pd. Grasso, constatando l’impossibilità di raggiungere il numero legale, decreta la fine dei lavori: si riprende il 9 gennaio con all’ordine del giorno le» «comunicazioni del presidente».
Fuori dall’Aula scoppia subito la polemica. «Lo ius soli è morto e sepolto», esulta la Lega laddove Maurizio Gasparri di FI esprime «l'orgoglio» per aver fatto naufragare il ddl. Il Pd, invece, se la prende con il M5S, il «loro opportunismo piccino e il loro apparato da partito leninista», osserva Luigi Manconi annunciando la fine del suo digiuno ma non del suo impegno per l'ok alla legge. E il vice segretario Dem Maurizio Martina incalza: «la responsabilità del mancato numero legale è di deastra e M5S».
«E' un finale farsa, degno sigillo di questa legislatura», attacca invece Pippo Civati di LeU che, con Miguel Gotor, sottolinea ironica come il Pd «ci abbia propinato uno «iusola». Ferma anche la condanna dell’Unicef, che con il portavoce italiano Andrea Iacomini definisce lo stop allo ius soli «una pagina incivile per il Paese».
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