Lunedì 23 Dicembre 2024

Renzi: "Sì, il mio consenso è in calo ma il Pd resterà il primo partito"

Matteo Renzi

ROMA. «L'elemento preoccupante non è l’ ultima settimana, ma i trend. Da maggio a oggi il Pd ha perso quasi sette punti. Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo e passiamo il tempo a litigare all’interno». Matteo Renzi riconosce che i sondaggi danno il suo partito in calo. Ma - intervistato in apertura di prima pagina dal Corriere della Sera - il segretario si dice sicuro che "quando inizierà la campagna elettorale, finiranno le polemiche interne e il Pd potrà riprendere a parlare al Paese" e «sarà il primo partito». Il 'brand’ Renzi è in calo, gli fanno notare. E lui ammette: "È evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014" ma "se è vero che il grafico del mio gradimento è sceso, è altrettanto vero che è salito il grafico degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimenti" e "il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd": «siamo una squadra forte». E pungola il ministro Orlando: "Fossi Andrea mi preoccuperei di darci una mano a cercare i voti anziché alimentare le polemiche". Renzi risponde poi sulla Commissione banche: "Non solo non mi sono pentito, ma - afferma - lo rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro della Commissione dalla mistificazione che ne viene fatta da una parte delle opposizioni e da alcuni media". "Demagogia è prendere un problema complesso e presentarlo in modo fuorviante ai cittadini indicando un facile capro espiatorio. Nel linguaggio barbaro di Cinque Stelle e di parte della stampa sembra che il problema delle banche italiane siano Banca Etruria e Boschi", aggiunge. La sottosegretaria doveva fare un passo indietro? "La Boschi è oggetto di un’attenzione spasmodica che copre i veri scandali di questi anni", risponde: "A gennaio, comunque, gli organi del partito decideranno: la mia opinione è che si debba candidare, senza alcuna incertezza. I colpevoli li giudicano i giudici. I politici li giudicano gli elettori".

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