Elezione di Micciché, Ars nel caos
Il Pd ancora senza capogruppo
Niente intesa sui vicepresidenti
PALERMO. Dopo l'elezione di Gianfranco Miccichè, resta bloccata in un'impasse la formazione dell'ufficio di Presidenza dell'Assemblea regionale siciliana. Non c'è ancora nessun accordo fra maggioranza e opposizioni, che potrebbe garantire l'elezione dei due vice presidenti, dei tre questori e dei segretari - in programma oggi pomeriggio -. A scatenare il terremoto dentro e fuori da Palazzo dei Normanni, i quattro franchi tiratori del Pd che hanno votato per Micciché invece del candidato di partito Nello Dipasquale. Un fatto che in queste ore ha generato il caos soprattutto all'interno del partito, dove al momento non c'è ancora un capogruppo mentre alcuni deputati hanno deciso di "congelare" la propria partecipazione al gruppo parlamentare dell'Ars, chiedendo un chiarimento su quanto accaduto sabato. Tra questi ultimi ci sarebbero anche dem di un certo rilievo, come l'ex capogruppo Antonello Cracolici (ex assessore all'Agricoltura del governo Crocetta). Parla anche il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale, "tradito" dai quattro compagni di partito, chiamando in causa i vertici del Pd siciliano: "Né il segretario del mio partito Raciti o altri compagni mi hanno telefonato per esprimermi il rammarico per il torto che ho subito da un pezzo del Pd che non mi ha votato, avendoci messo io la faccia", dice. Smentisce le voci su chi accusa un patto fra maggioranza e Pd. Secondo Dipasquale "sono due i deputati dem che hanno votato per Miccichè e non quattro. C'è una parte del Pd in Sicilia che lavora per distruggere. In questo momento il partito è senza una guida". Dipasquale è subito stoppato da Antonio Rubino, responsabile dell’organizzazione del Pd siciliano: "Gli consiglierei di evitare di fomentare ulteriormente il clima di tensione che c'è dentro il Pd". Gridano "Vergogna" i giovani del Pd: "La giornata di sabato - dicono in una nota - ha confermato in maniera disarmante che una parte della classe dirigente del nostro partito non ha il minimo rispetto per se stessa, confermando quel senso comune che vede il confronto politico tra centrodestra e M5s". Chiedono di fare luce sulla vicenda: "Vogliamo sapere chi ha fatto uso delle istituzioni e del Pd per questioni personali. Non siamo un taxi di ceto politico". La vicenda dei franchi tiratori del Pd "non sorprende" Luigi Di Maio. "Forza Italia e Pd hanno lo stesso programma - scrive il candidato premier del M5s sul blog di Beppe Grillo -: tenere in vita il sistema morente. Il 4 marzo si sceglie tra il programma di cambiamento del MoVimento e il programma di immobilità di Pd-FI".