ROMA. Si delineano i contorni della coalizione di centrosinistra con l’ingresso formale dell’ala ambientalista e, in previsione, di quella centrista, mentre Matteo Renzi stringe sulle candidature con una prima bozza della "scacchiera elettorale" che vede in pole position la cerchia di ministri, ma dove non appare ancora una collocazione certa per la sottosegretaria Maria Elena Boschi.
Con la coalizione di centrosinistra «siamo a buon punto» e prosegue il lavoro anche con le forze centriste, annuncia Piero Fassino, che promette: «Nei prossimi giorni anche su questo fronte potrà esserci una formalizzazione di un soggetto elettorale alleato».
Per il momento tuttavia arriva il battesimo della lista «Insieme» tra Psi, Verdi e Area Civica ed arriva dal premier Paolo Gentiloni che loda l’impegno alle politiche 2018 di questo fronte ecologista, «una delle radici dell’Ulivo e del centrosinistra». Ma sul faticoso percorso di ricomposizione oggi arriva la sfida della minoranza dem alla leadership renziana. "Politicamente, non come organigramma, siamo noi quelli in grado di guidare il Pd: abbiamo la credibilità per farlo mentre altri l'hanno perduta» sostiene il ministro Andrea Orlando che comunque precisa: non ci sarà nessuna nuova scissione.
Anche Orlando tuttavia sarà tra le punte di diamante nello scacchiere che il segretario del Pd sta predisponendo con l’ obiettivo di mettere i candidati più forti alla guida dei collegi: ad esempio il segretario del Pd, oltre al collegio uninominale di Firenze, dovrebbe essere capolista nel proporzionale in Campania e Lombardia. Gentiloni oltre che nel collegio di Roma 1 potrebbe essere capolista nel proporzionale in Piemonte e in Puglia.
Minniti nel collegio a Reggio Calabria e nel proporzionale in Veneto. Per Orlando probabile collegio La Spezia e proporzionale in Calabria. Per Del Rio il collegio dovrebbe essere quello di Reggio Emilia o Bolzano e sul proporzionale correre in Sardegna. Per Franceschini collegio a Ferrara e proporzionale in Basilicata. La strategia, spiegano fonti del Nazareno, è di mettere in campo nei collegi i candidati migliori e radicalizzare lo scontro con i 5 stelle.
Orlando intanto invita Calenda ad entrare nel Pd e attacca gli scissionisti di «Liberi e Uguali» che prima decidono «di costruire una forza politica in polemica con la personalizzazione e poi mettono il nome del leader nel simbolo».
Ma anche il simbolo di «Insieme» è oggetto di polemiche con i proprietari del «marchio» dell’Ulivo, cioè Ds e Margherita, che nei prossimi giorni potrebbero mettere in campo azioni legali contro la «prima gamba» del Pd.
«A chi ci accusa di usare l’Ulivo in maniera impropria diciamo che ci rifacciamo a quella stagione fondativa dell’unità del centrosinistra. Mi ferisce essere attaccato da chi l’ha rotta», si lamenta invece il prodiano Giulio Santagata con «Liberi e Uguali». E anche il verde Angelo Bonelli si indispettisce con loro: «Pretendiamo il massimo rispetto: non siamo liste civetta ma forze politiche con una storia». E se l’unità del centrosinistra resta una «prospettiva» per Giuliano Pisapia, Gianni Cuperlo si dice perplesso sulla possibilità di ricucire ora rimproverando i vertici del partito di non averlo voluto ascoltare quando si chiedevano correzioni del «Rosatellum». «Se non ci ricompattiamo subito con Grasso - avverte invece Michele Emiliano - per il «centrosinistra è finita».
Intanto, ad alimentare i veleni scoppia anche la grana Sicilia, dove Miccichè viene eletto presidente dell’Assemblea siciliana grazie ai voti del Pd e di «Sicilia futura». «Non è un incidente di percorso - commenta Miguel Gotor - ma prefigura quanto avverrà a Roma tra Cav e Renzi dopo le elezioni».
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