PALERMO. Dal matrimonio di Fabrizio Micari all'aspirante deputato che ha cambiato sesso. E poi Francantonio Genovese che candida il figlio, la scelta di Armao di non inserire il suo nome in lista, l'esclusione di Crocetta dalla corsa all'Ars, per finire con gli impresentabili.
Polemiche, colpi di scena e colpi bassi, scelte personali che hanno finito col diventare protagoniste di questa campagna elettorale infuocata che porterà, il prossimo 5 novembre, i siciliani a scegliere il successore di Rosario Crocetta a Palazzo d'Orleans e i deputati dell'Assemblea regionale siciliana.
Il caso più recente risale ieri: le nozze del candidato presidente del centrosinistra. Micari, un paio di giorni fa, con un post e una foto pubblicata sui social, aveva annunciato l'imminente (lunedì prossimo) matrimonio. Ieri l'uscita del deputato regionale Vincenzo Figuccia, ex Fi ora Udc e candidato con la lista Sicilia Vera per Musumeci presidente, che ironizzava sul matrimonio. Intervento che ha scatenato le polemiche. "Non si è mai visto - scriveva Figuccia nella sua nota - che un candidato alla più alta carica di una Regione si occupi pure del suo matrimonio mentre c'è la campagna elettorale. Micari ha fatto la scelta giusta sposandosi. Ha ben capito che almeno una certezza l'avrà. I fiori d'arancio non gli mancheranno. A Novembre, però, il centrosinistra già nei primi giorni con la sconfitta elettorale potrà celebrare il deprofundis dell'alleanza. In quel caso i fiori saranno altri".
Da qui la solidarietà di Claudio Fava, di esponenti del Pd, ma anche di Giovanni La Via, vice designato di Micari, e del coordinatore nazionale dei Centristi per l'Europa, Gianpiero D'Alia.
Ma quella dell'ex rettore dell'Università di Palermo non è l'unica scelta personale finita nel tritacarne di questa campagna elettorale. C'è anche quella di Giulia Roberta Mezzasalma che all'inizio del mese ha annunciato la sua candidatura alle regionali nella lista dell'Udc. Fino al 2011 Giulia Roberta, 45 anni ristoratrice di Vittoria, si chiamava Gianluca, poi il cambio di sesso e adesso, sposata, la discesa in campo in politica. Anche qui polemiche, accuse di strumentalizzare la vita privata, commenti su Facebook.
Questione meno privata quella che riguarda l'ex segretario regionale del Pd, poi passato in Forza Italia, il deputato messinese Francantonio Genovese, che candida il figlio Luigi nel partito di Berlusconi. L'ex sindaco di Messina, è stato condannato a undici anni in primo grado nel processo "Corsi d'oro" sulla formazione professionale, accusato di associazione per delinquere, truffa, riciclaggio, frode fiscale, peculato perché con enti controllati da lui e dai suoi familiari avrebbe truffato la Regione per circa 20 milioni.
Una storia, quella di Genovese, legata alle liste dei cosiddetti impresentabili. Quelle candidature valutate come inopportune e che sono diventate cavallo di battaglia del M5S. A partire da quella di Antonello Rizza, da pochi giorni ex sindaco di Priolo candidato a Palazzo dei Normanni tra le fila di Forza Italia, finito ai domiciliari la scorsa settimana per truffa ai danni del Comune.
Altri due episodi, stavolta esclusivamente politici, hanno reso l'aria pesantissima sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Da una parte l'esclusione di Gaetano Armao, designato come vice di Musumeci alla Regione, che non viene inserito nel listino del presidente. Una scelta che ha portato l'avvocato palermitano a non candidarsi con nessuno, non ritirando però il suo appoggio al leader della coalizione.
Dalla parte opposta Rosario Crocetta, anche lui escluso dalle regionali, che così commentò amareggiato: «Rispetto la legge e le sentenze, dura lex sed lex: mi farò una ragione di questa esclusione, risparmierò i soldi della campagna elettorale. Ero candidato nell’interesse della coalizione, se qualcuno ha sbagliato se ne assumerà la responsabilità».
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