ROMA. Dialogo e proposte, per costruire "l'alleanza" contro i populisti innanzitutto con gli elettori del centrosinistra e i soggetti della società civile. Lontano mille miglia dai litigi e le alchimie della politica romana. Matteo Renzi parte in treno, per otto settimane, attraverso le 107 province d'Italia. E prova a mettersi alle spalle il dibattito sulle alleanze, che dilania il centrosinistra.
Anche perché, notano dal Pd, è inutile parlarne per ora: prima bisogna condurre in porto il Rosatellum e superare lo scoglio delle elezioni siciliane. Fino ad allora, e anche dopo, il 'mandato' del segretario ai Dem è tenere aperto il dialogo a sinistra.
Con tutti: incluso Mdp, anche se è opinione diffusa nel Pd che sia impossibile tornare alleati di "D'Alema e compagni". Non sarà mai il Nazareno a chiudere la porta, è il mantra: dovranno essere loro semmai ad assumersi l'onere della rottura. Il treno "Direzione Italia", voluto da Renzi per un anticipo di campagna elettorale all'insegna dell'ascolto, parte domani alle 9.55 dalla stazione Tiburtina: nella prima giornata toccherà Lazio, Umbria e Marche e poi avanti, in tutta Italia.
Il segnale che il Pd intende lanciare, lo esplicita il ministro Luca Lotti: "Chi ha voglia di stare in questo percorso e fare un pezzo di strada con noi è ben accetto, senza - precisa però - mettere precondizioni". Walter Veltroni, senza risparmiare punzecchiature al Pd, invita Renzi ad intraprendere il viaggio in treno con "ago e filo a sufficienza per una ricucitura".
"Se solo la sinistra riuscisse ad essere unita sarebbe competitiva con la destra: quando uno legge le cifre viene la rabbia", incalza Veltroni. Che chiede a tutti "l'umiltà dell'unità" e replica alle dure critiche di Arturo Parisi al Pd dicendo di non avere "nessuna nostalgia delle alleanze tutti contro Berlusconi".
Matteo Orfini, presidente Dem che difende le ragioni di un partito autosufficiente, lancia un segnale spazientito a Giuliano Pisapia, che non chiude al Pd ma chiede la contendibilità della leadership della coalizione. "Il suo modo di ragionare mi ricorda quello di 20 anni fa, quando micro-partitini ponevano veti sulle leadership".
Su Democratica, la nuova rivista Dem, compare un sondaggio di Swg che dà una coalizione di centrosinistra composta da Pd, Campo progressista, Partito socialista, Partito radicale, Verdi e Alternativa popolare al 33,3%, e una coalizione di "sinistra radicale" con Mdp, Si e Prc al 5,5%. Ma il "gong" delle alleanze non è ancora suonato. E i ministri del Pd anche in Cdm sulla manovra danno il via libera alla linea del dialogo con Bersani e i suoi.
Prima c'è ancora da approvare - e non è scontato - la legge elettorale al Senato, probabilmente con la fiducia la prossima settimana. Poi da reggere agli attacchi, considerati scontati che si potrebbero levare se le cose in Sicilia non dovessero andare per il verso giusto (il treno Pd potrebbe arrivare nella regione solo dopo il voto).
Ed è proprio in mezzo a questo annuncio di tempesta, che vede una recrudescenza anche degli attacchi di Michele Emiliano, che Renzi parte in viaggio attraverso l'Italia. Lontano dai palazzi e dalle loro scorie.
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