Lunedì 18 Novembre 2024

Pd, Renzi: "Nei collegi sarà corpo a corpo con il centrodestra"

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (s), Walter Veltroni e Matteo Renzi al decennale del Pd

ROMA. Il Pd festeggia all’Eliseo i suoi 10 anni e lo fa con i protagonisti di oggi, non tutti, più che con quelli di ieri. Pesa l’assenza di Romano Prodi e diserta anche la minoranza di Andrea Orlando e di Michele Emiliano. «Il Pd appartiene al popolo che lo ha creato e chi se ne va tradisce se stesso», evita la conta Matteo Renzi, sul palco con Walter Veltroni e con il premier Paolo Gentiloni. Più che al passato e alle divisioni, però, il leader dem è interessato al futuro prossimo: «Se passa il Rosatellum abbiamo di fronte a noi un corpo a corpo in tutti i collegi con un centrodestra populista», prevede l’ex premier dopo aver messo in chiaro che sarà lui il candidato premier della nascitura coalizione. Manifestazione sobria all’insegna della «sinistra di governo», con tutti i ministri, tranne Andrea Orlando, in prima fila per dimostrare che il Pd è riuscito a sconfiggere uno dei mali antichi della sinistra di lotta e non di governo. Ma, dopo le note dell’inno dell’Ulivo vincente, la Canzone popolare di Fossati, è Walter Veltroni, regista della kermesse, a ripartire dal passato citando Romano Prodi e il «miglior governo della storia repubblicana per l’autorevolezza del premier e dei suoi ministri», da Ciampi a Napolitano. «Perchè non c'è?», grida qualcuno dalla platea notando l’assenza del fondatore dell’Ulivo. Troppa acqua è passata sotto i ponti e, 5 segretari dopo, non è stato sconfitto quello che il primo segretario definisce uno dei «demoni della sinistra": le divisioni con scissioni annesse. «Dobbiamo essere grati - è il tributo di Gentiloni - ai diversi segretari, da Veltroni a Franceschini da Bersani a Epifani. Non sono stati anni facili, ma teniamocelo stretto questo Pd perché, senza, non so come sarebbe sopravvissuta una sinistra di governo e una sinistra in generale». Parole che con un altro stile, e senza ringraziamenti ai predecessori che se ne sono andati, scandisce anche Matteo Renzi: «Senza il Pd oggi la sinistra in Italia sarebbe irrilevante come è totalmente irrilevante oggi in Spagna, Francia, Olanda, Germania e Inghilterra». Il segretario dem indica un nemico e un avversario. «Il nostro nemico è l’autoreferenzialità, il parlarsi addosso, le nostre divisioni». Mentre l’avversario per Renzi sono le destre, sia quella M5S sia la coalizione Berlusconi-Salvini, quelli che «ci ha lasciato con lo spread e la più grande crisi economica del dopoguerra». E al «corpo a corpo» collegio per collegio, se passerà il Rosatellum, l’ex premier si prepara condividendo l’appello di Veltroni a «non aver paura della parola sinistra». Sinistra che per Renzi significa battaglia perché «la politica torni in Ue», lavoro e diritti, «patriottismo culturale» ma anche doveri con la proposta di un mese di servizio civile obbligatorio per tutti. «Non mi interessa chi farà il premier ma come», prova a depersonalizzare dopo un’intervista in cui aveva messo in chiaro che per statuto lui sarà il candidato premier. «Le Roi c'est moi», ironizza da Bari Michele Emiliano per il quale il Rosatellum «è un’autostrada» per le larghe intese Pd-Fi.

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