PALERMO. L'inchiesta per truffa sul Comune di Priolo e gli arresti domiciliari per il sindaco Antonello Rizza hanno spaccato il fronte del Centrodestra siciliano. Un fronte che fino a ieri mattina sembrava monolitico. Anzi, la spaccatura non è soltanto fra i partiti interni alla coalizione pronta a presentarsi unita alle Regionali del 5 novembre ma arriva a minare persino le fondamenta di Forza Italia.
Una divisione interna, dunque, i cui effetti saranno più nitidi soltanto nelle prossime ore. Di certo c'è lo scontro, consumato attraverso i comunicati stampa rilanciati già nel corso della mattinata e che fugano i dubbi sul fatto che la candidatura di Rizza, sin dalle prime ore, non era stata digerita nel migliore dei modi da parte di tutti i protagonisti di questa campagna elettorale.
Il primo a dire la sua è stato Gianfranco Micciché, il numero uno di Forza Italia in Sicilia, che già il giorno della presentazione della lista del partito, a Palermo, aveva sottolineato come non ci fossero ostacoli all'inserimento del sindaco di Priolo in lista: "Sono garante io stesso delle scelte fatte", aveva detto. Un concetto ribadito anche ieri, a caldo: "Quando abbiamo depositato le liste di Forza Italia mi sono assunto la responsabilità dei nomi scelti. Mi piacerebbe che anche la magistratura, ogni tanto, si assumesse la responsabilità delle proprie scelte e, soprattutto, delle proprie azioni".
Un attacco diretto ai giudici: "Perché è proprio la magistratura a perdere credibilità quando interviene in piena campagna elettorale con un arresto o con indagini a carico di un candidato. Ho massimo rispetto per la magistratura e per il suo ruolo, ma occorre che la magistratura nutra altrettanto rispetto per i tempi della democrazia. Se un magistrato ha le carte per dimostrare la colpevolezza di qualche politico, non aspetti di sapere con quale simbolo o schieramento costui correrà".
Ma le parole di Micciché non sono piaciute a tutti. Le risposte ovviamente sono arrivate da più parti politiche ma quelle che hanno fatto più rumore sono quelle di Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all'Ars: "Dinanzi alla gravità dei fatti che oggi sono successi a Siracusa la serietà di un partito impone il pieno rispetto, oltre che fiducia, nelle istituzioni, ad iniziare dalla magistratura".
E ancora: "Disquisire sulla tempistica, ancorché legittimo, rischia di apparire una inutile e inopportuna contrapposizione - aggiunge - con chi svolge il proprio lavoro a prescindere dalle dinamiche elettorali. In più occasioni avevamo chiesto attenzione e prudenza nella formazione delle liste. Le forzature o gli inserimenti dell'ultimo momento, solo nell'idea di poter acquisire un patrimonio elettorale, oggi dimostrano tutta la loro fragilità". Infine, da parte di Falcone, una precisa richiesta di autocritica: "I partiti tutti, a iniziare da Forza Italia, facciano un passo indietro e se tengono realmente al bene della Sicilia si affidino interamente a Nello Musumeci, senza creargli imbarazzi con inopportune esternazioni o con ingerenze dal sapore di vecchia politica che non sono più giustificabili".
Anche il candidato della coalizione alla presidenza della Regione, Nello Musumeci, prende le distanze, svelando un retroscena, ovvero la richiesta di Antonello Rizza di candidarsi con Diventerà bellissima: "Il sindaco di Priolo era venuto da noi, tre volte, per essere candidato nella lista #Diventeràbellissima e gli abbiamo detto no, perché chi ha problemi con la giustizia prima pensi a risolverli e poi a tornare a fare politica".
"Rassegniamoci - prosegue Musumeci -: ci vorranno ancora 15-20 anni, quando non cambieremo mentalità nei partiti. Questa è la verità. Da 70 anni siamo andati avanti senza che la stampa abbia dato risalto alle liste di 'impresentabili', c'è stato un silenzio assoluto. Ora grazie alla mia denuncia di due mesi fa - conclude Musumeci - tutti hanno scoperto che bisogna avere liste pulite. Meno male, meglio cominciare...".
Lo scontro è aperto e solo nei prossimi giorni, o forse dopo il voto del 5 novembre, si saprà come andrà a finire.
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