MESSINA. «Le colpe dei padri non ricadano sui figli, più che giusto. Anzi giustissimo. Nel caso di Genovese junior è d’obbligo, però, un distinguo, specie se chi lo ha accolto nella coalizione ha predicato ai quattro venti di essere disposto a rinunciare anche a 10 mila voti piuttosto che perdere la dignità». Lo afferma il candidato governatore della Sicilia per il Movimento 5 stelle, Giancarlo Cancelleri, commentando la candidatura del giovane figlio dell’ex numero uno del Pd regionale condannato a 11 anni al processo denominato «Corsi d’oro». «Musumeci - spiega Cancelleri - sia coerente con le sue affermazioni, faccia a meno dei voti del giovane Genovese, visto che è lapalissiano che le preferenze che raccoglierà gli arriveranno dalle relazioni e dalla campagna elettorale del padre. La cosa è ancora più inopportuna se si considera il ruolo di presidente della commissione Antimafia che ha svolto fino a qualche mese fa all’Ars il candidato governatore del centro-destra». "La verità - conclude Cancelleri - è che i voti per alcuni sono come i soldi: non puzzano. L’importante è che arrivino, senza stare a guardare da che parte provengano. A destra e a sinistra stanno imbarcando di tutto pur di sbarrarci la strada. Noi, però. non ci preoccupiamo: l’unica alleanza che dovevamo fare l'abbiamo già fatta, quella con i cittadini liberi, che è sicuramente la più potente tra tutte quelle possibili». Sulle liste intanto Cancelleri rinnova l’appello lanciato qualche giorno fa alla presidente della commissione nazionale Antimafia, Rosy Bindi. «Vigili affinché siano pulite».