Regionali, il Pd abbraccia il "modello Palermo". Alle nazionali dissidi sulla larga coalizione
ROMA. Fa innervosire la sinistra, il Pd che tratta al centro con Alfano. E così dalla Sicilia parte un'offensiva che pare anticipare quello che accadrà nelle tante Regioni prossime al voto, a partire dalla Lombardia. Uno specchio delle enormi distanze nel dialogo anche a livello nazionale. Un attacco che dal Pd bollano come del tutto "preventivo", dettato da "ricerca di visibilità". In Sicilia il Pd assicura di essere al lavoro su una "coalizione larga, politica e civica, sul modello Palermo", come ribadito dal coordinatore Lorenzo Guerini. Ma le spinte dei centristi per un candidato della loro area preoccupano Mdp e Si, che con il neo-sindaco di Palermo Leoluca Orlando stanno lavorando per una lista unitaria. Da Mdp Nico Stumpo sollecita la necessità di "discontinuità" e di un candidato espressione di "civismo". Gli esponenti locali della sinistra paventano il ritorno del "vecchio sistema di potere". E da Si Paolo Cento avverte che in caso di "accordi a tavolino" con Ap, "la sinistra metterà in campo una proposta alternativa". Parole che non sembrano preoccupare i Dem. Sui candidati, affermano, non si è ancora entrato nel vivo. E poi a sinistra in Sicilia, aggiungono, conta Leoluca Orlando. Michele Anzaldi, deputato Pd, la giudica così: i veti sono "talmente preventivi che puzzano molto di ricerca di visibilità... Senza un nome che esprima un programma come fai a dire di no?". Il sospetto di un senatore Dem è che l'attacco miri anche a evitare un "ritorno di fiamma" tra Pd e Ap a livello nazionale. Ma i bersaniani, che puntano tutto sul soggetto "alternativo" al Pd cui lavorano con Giuliano Pisapia, affermano che è il contrario: se Renzi mettesse in lista Alfano - è il ragionamento - farebbe solo del male al Pd perché rischierebbe di provocare una nuova scissione. Schermaglie, per ora. Che non bloccano il dialogo in corso sulla coalizione in Sicilia (anche perché il Pd lavora proprio a un candidato civico), ma minacciano di ripetersi nelle importanti Regioni prossime al voto. E non è passata inosservata l'offensiva avviata da sinistra anche sulla Lombardia, dov'è in campo per il Pd la candidatura di Giorgio Gori. Sul sindaco di Bergamo, che si è detto pronto alle primarie, Mdp non nasconde le sue perplessità. E dopo l'elogio di Gori all'ex governatore Formigoni, il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia dichiara che con un "moderatismo senz'anima" che punta ai voti del centrodestra, la sinistra "perde": "anche in Lombardia - afferma - la strada del centrosinistra è tutta da costruire". Diverso sembra il caso del Lazio, dove non si segnalano difficoltà sulla via dell'unità. Nicola Zingaretti, che per il Pd sul piano nazionale invoca una coalizione larga fino a Pisapia, sembra infatti mettere d'accordo tutti. E proprio per questo il timore è opposto a quello di altre Regioni: che in extremis il governatore, magari per giocare sul ring nazionale, possa rinunciare a correre per il bis.