ROMA. C'è un’emergenza più importante da affrontare: Fabrizio Curcio lascia il Dipartimento della Protezione Civile per motivi «strettamente personali». L’uomo che da agosto del 2016 si è trovato a gestire uno dei momenti più difficili che l’Italia ricordi, getta la spugna «per non poter più garantire un impegno h24».
La decisione di farsi da parte Curcio l’aveva ormai presa da giorni e in molti al Dipartimento sapevano quale sarebbe stato l'epilogo. Arrivato oggi con una lettera al premier Paolo Gentiloni. «Il ruolo di Capo del Dipartimento della Protezione Civile è unico, necessariamente assorbente e totalizzante per chi lo ricopre, dati tutti i rischi presenti sul territorio italiano e il complesso ma strepitoso sistema di componenti e strutture operative che ruota intorno al Dipartimento stesso - ha scritto -. Tutte le energie devono essere dedicate a svolgere nel miglior modo possibile questa funzione senza soluzione di continuità, giorno e notte, h24 come diciamo in gergo». E "purtroppo - ha aggiunto - non sono più, in questo momento, nella possibilità di garantire il cento per cento della mia concentrazione e del mio impegno».
Gentiloni ha capito e ringraziato, «per la dedizione, la passione, l’energia e le competenze straordinarie» messe a disposizione dell’Italia in questi anni. Prima di lasciare, però, l’ormai ex capo della Protezione Civile ha voluto ringraziare quegli «uomini e donne straordinarie» con cui ha condiviso due anni e mezzo da capo Dipartimento, a partire dalle migliaia di volontari che fanno del sistema italiano di protezione civile un unicum apprezzato in tutta Europa.
Arrivato nel 2007 al Dipartimento, Curcio è stato prima capo della segreteria di Guido Bertolaso e poi, con Franco Gabrielli, capo delle emergenze, l’ufficio più delicato del Dipartimento cui spetta la gestione delle situazioni di crisi. Da lì ha seguito il terremoto dell’Emilia e tutta la vicenda della Costa Concordia. Da capo Dipartimento, invece, si è trovato a fronteggiare il maledetto 2016 e la tragedia di Rigopiano, un’altra di quelle vicende che segnano per sempre chi le vive.
Nei giorni scorsi sarebbe dovuto tornare ad Amatrice per l'ennesima volta, ma i motivi personali avevano già preso il sopravvento. E forse non è un caso che il primo a dirgli grazie per il suo impegno sia stato proprio il sindaco della cittadina simbolo del terremoto del 24 agosto. «Onore all’uomo e alla sua grande sensibilità - ha detto Sergio Pirozzi - Gli sarò grato per tutta la vita per quanto ha fatto per la mia comunità». Un grazie arrivato anche dagli altri sindaci e dai presidenti delle regioni terremotate, assieme a quello dei ministri Delrio e Galletti. «Ha fatto un lavoro straordinario, gli sono grato per l'aiuto e la collaborazione di questi mesi» ha aggiunto il Commissario per la ricostruzione Errani.
Al posto di Curcio il governo ha nominato Angelo Borrelli, fino ad oggi vice capo Dipartimento e da 15 anni in Protezione Civile. Una scelta interna, come fu proprio per Curcio, in un momento in cui l’emergenza nel centro Italia è tutt'altro che chiusa. Decisione, dice il nuovo capo, «che rappresenta un riconoscimento al lavoro finora svolto».
Borrelli assicura inoltre che la linea del Dipartimento non cambierà. "Continueremo ad operare in continuità con il grande lavoro portato avanti da Fabrizio Curcio, al fianco del quale ho avuto l'onore di lavorare in questi anni condividendo obiettivi, criticità e trovando soluzioni anche in momenti particolarmente delicati - sottolinea - E con la stessa determinazione continueremo a gestire ogni attività che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare».
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