PALERMO. "E' emersa l'esigenza di costruire una coalizione con il consenso di tutti e anche della Regione. A Renzi ho ribadito che la cosa più normale è fare le primarie e onestamente non ha escluso nulla e osservato che l'importante è mantenere il confronto". E' quanto dichiara il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, dopo il colloquio con il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi.
Crocetta, che a più riprese ha ribadito che tenterà la corsa per la riconferma alla presidenza della Regione siciliana, alla domanda se c'è ancora tempo per fare le primarie per la scelta del candidato governatore, risponde "Se le fissiamo per il 10 settembre, sì. E' difficile trovare una situazione unitaria senza primarie".
"Ai sensi dello statuto del Pd io sono in campo - continua il governatore - Chi si vuole candidare, in alternativa, deve avere il 30% delle sottoscrizioni dei componenti del partito regionale".
"Mi pare che nessuno in atto - prosegue - può dire che la mia candidatura è illegittima". Alla domanda pensa che per uscire dall'empasse, si opterà per un candidato "civico", il governatore siciliano osserva: "Credo che il tema principale sia il centro".
Ad ogni modo, Matteo Renzi, in visita mercoledì nel capoluogo siciliano, aveva parlato del "modello Palermo" come punto di riferimento per costruire una coalizione da riproporre alle Regionali di novembre: "Ci sono le condizioni per vincere", ha detto l'ex premier. Ma la partita è tutta in salita: a preoccupare il Pd ci sono da un lato i Cinquestelle dall'altro la coalizione di centrodestra. Perciò, mentre Mdp e Si provano a costruire una lista unitaria con Orlando, le diplomazie Pd, in asse con i centristi di D'Alia e Casini, sono al lavoro per tenere in coalizione Angelino Alfano, che con i voti di Ap rischia di essere determinante. Un Alfano che nel frattempo pare abbia trovato un accordo con Gianfranco Miccichè, dunque Forza Italia, almeno sul fronte siciliano.
Poi - non da meno - ci sono le divisioni interne. Non è facile la ricerca del candidato governatore. I bersaniani condizionano l'ok alla coalizione alla persona che la guiderà, mentre il Pd vorrebbe seguire il percorso opposto (prima la coalizione). Nelle ultime settimane, dopo il no di Pietro Grasso, sono state vagliate diverse ipotesi e la scelta potrebbe ricadere su un centrista o, preferirebbero i renziani, un esponente della società civile. Quel che è certo è che, nonostante il distacco ostentato da Renzi per la sfida "locale", la Sicilia resta crocevia cruciale in vista delle politiche.
Non solo un test per la difficile alleanza di centrosinistra, ma anche una prova per gli equilibri interni al Pd e per i giochi sulla legge elettorale.
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