ROMA. La Camera dei deputati vota l'abolizione dei vitalizi e (in attesa di scoprire quale sarà il destino della legge, con le molte incognite numeriche del Senato che dovrà votarla a settembre) il M5s esulta, il Pd ne rivendica la paternità mentre Forza Italia non la vota e avverte: «è incostituzionale».
A far passare la proposta del dem Richetti ci sono voluti i voti di Pd, Lega, M5S, FdI. In un’aula infuocata su 630 deputati in 348 hanno detto Sì, 17 contrari e 28 astenuti: contraria Ap, Mdp si è astenuto e Forza Italia non vota.
E’ «scacco matto» esulta il M5s e Renzi replica: «quella sui vitalizi è la proposta Richetti, che abbraccio. M5S parla parla ma poi non stringe»."Non abbiamo corso dietro all’antipolitica ma scelto di farle tirare su la testa, dimostrando che sa mettersi in sintonia con il Paese che chiede sobrietà. E’ una legge giusta» spiega Ettore Rosato che promette: «Ci battiamo qui e ci batteremo in Senato perché sia approvata».
Difficile però per il Pd rivendicare, nonostante sia primo firmatario, la paternità dell’operazione. Al risultato della votazione sono i deputati pentastellati che saltano in aria in un tripudio di urla di giubilo. Una di loro, Giulia Grillo viene anche accusata di aver alzato il dito medio: ma lei precisa «era l'indice». E in buvette Alessandro Di Battista brinda con i suoi colleghi «alla salute di Mastella e Pomicino» e «di quelle facce da funerale di Lenin» che dice di aver visto nei volti dei deputato Pd.
Il voto, in effetti, non era scontato: a fine mattina la marcia spedita verso l’ok della Camera alla Richetti viene infatti messa in dubbio a causa della lunga battaglia ingaggiata in Aula su un emendamento dei 5 Stelle che puntava ad introdurre da subito gli stessi requisiti anagrafici previsti dalla legge Fornero a tutti i parlamentari. L’emendamento non passa, i requisiti anagrafici per andare in pensione come il resto degli italiani verranno adeguati dalla prossima legislatura.
«La casta del Pd si tiene la pensione privilegiata» attacca Luigi Di Maio che presenta l’emendamento con la spiega: «se deve essere macelleria sociale lo sia anche per i parlamentari». E promette di ripresentarlo quando si discuterà il Bilancio della Camera. Lo scontro dilata i tempi e l’ostruzionismo, di cui vengono accusati sia i 5 Stelle sia da loro gli altri partiti, mette a rischio il voto, salvato in extremis da una capigruppo.
Sul voto arriva arriva anche il niet di Silvio Berlusconi che bolla il provvedimento come incostituzionale e lesivo dei diritti degli italiani. Fi decide di restare in Aula ma non vota: tranne Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini su cui qualcuno maligna: la sua battaglia anticasta le servirebbe per fare campagna elettorale per la candidatura in Lombardia.
Gli occhi sono ora puntati al Senato. «Ha vinto il popolo italiano ma questo è solo il primo round» avverte Di Battista.
«Il Senato non è il porto delle nebbie. E’ plausibile che si possa esaminare già a settembre» chiarisce Salvo Torrisi, Ap e presidente della commissione Affari Costituzionali.
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