Lunedì 23 Dicembre 2024

Ars a rilento, 13 sedute e solo 10 ore di lavoro negli ultimi tre mesi

PALERMO. Appena 13 sedute in tre mesi per un totale di meno di 10 ore nette di lavoro. L’Ars ha provato a uscire dalla secche ma anche ieri è andata a passo di lumaca: bloccata, o quasi, dalle assenze dei deputati e dai veti incrociati nella maggioranza. È riuscito, il Parlamento regionale, ad approvare solo qualche articolo per premiare i precari dei consorzi di bonifica e ricostituire l’ufficio stampa. Quella di ieri è stata la tredicesima seduta dal 29 aprile, data dell’ultima vera votazione in Parlamento. In quella occasione, tre mesi fa, fu approvata la Finanziaria. Poi si è tentato inutilmente di varare la Finanziaria bis: fino alla seduta di ieri l’Ars aveva lavorato per appena 7 ore e 24 minuti in tre mesi. Ieri i deputati hanno aggiunto un paio d’ore al bilancio. Il clima resta quello del rompete le righe. Le elezioni del 5 novembre e le liti nella maggioranza hanno impedito che si portasse avanti il programma stabilito. E non a caso ieri il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha riunito i capigruppo per concordare una volata finale che salvi almeno il salvabile: si lavorerà fino al 10 agosto, è il piano. E verranno votate la Finanziaria bis, il rendiconto e l’assestamento (queste ultime due leggi indispensabili dopo le censure della Corte dei Conti). Ardizzone ha chiesto anche di approvare una modifica al regolamento interno dell’Ars che limiti il ricorso al voto segreto. Ciaccio onorevole controvoglia Ieri tuttavia è mancato di nuovo il numero legale per larghi tratti della seduta. Ci si riproverà oggi. Ma la fotografia dell’ingovernabilità dei deputati è stata plasticamente offerta dalla votazione sulle dimissioni da onorevole di Giorgio Ciaccio. Si tratta del deputato grillino che, dopo aver sconfitto un tumore, ha deciso di rinunciare al seggio. Ciaccio è anche uno dei parlamentari coinvolti nel caso firme false (i verbali ricopiati per le candidature alle Amministrative di Palermo nel 2012). Eppure le sue dimissioni non sono state approvate: 42 deputati hanno votato no. E va detto che quasi tutti i grillini non hanno votato per non favorire così Mauro Giulivi, esponente dell’area ostile che fa capo a Riccardo Nuti e che sarebbe subentrato. Il risultato di tutto ciò è che Ciaccio resta, suo malgrado, deputato. Anche se potrà ripresentare le dimissioni.  I precari salvati Fra le norme approvate ce n’è una più pesante delle altre. Riguarda circa 500 precari dei consorzi di bonifica che vengono promossi: le giornate di lavoro loro garantite passano da 51 a 78. Mentre molti altri evitano di perdere il posto. Si tratta di quei precari che hanno fatto un ricorso in tribunale per ottenere la stabilizzazione: «In questo caso - illustra a fine giornata l’assesso - re Antonello Cracolici - si rischia di perdere anche le garanzie delle giornate di lavoro a cui hanno diritto da precari. In attesa del giudizio abbiamo quindi stabilito che possono continuare a svolgere le giornate che erano previste». Le norme elettorali Ci sarebbero fra le norme in attesa del voto anche quelle che finanziano i contratti con le Ferrovie, le aperture domenicali dei musei e varie altre emergenze. Tuttavia ieri una maggioranza, seppure esigua, si è trovata solo su alcune misure dallo spiccato impatto elettorale. La prima è quella che permette all’assessore alla Formazione, Bruno Marziano, di istituire nuove borse di studio nelle tre università siciliane per l’area non medica: biologi, farmacisti e fisico-chimici. Pronti a questo scopo 200 mila euro. Cancellata invece la norma che avrebbe ridotto il numero degli Ersu: «Non è più necessaria. Non perderemo i contributi nazionali» ha detto Marziano. Un’altra norma prevede lo sblocco delle procedure per vendere tutti i beni dei consorzi Asi attualmente non utilizzati a scopi produttivi. Se l’acquirente è già locatario del bene è previsto uno sconto pari al 50% del canone già versato. Le tasse tagliate... dal 2019 Fra le norme che attendono di essere approvate ce n’è una, nell’assesta - mento, che prevede il definito taglio dell’addizionale Irpef. Si tratta di una delle tasse extra che la Regione è stata chiamata a introdurre per coprire il buco della sanità prodotto durante i governi Cuffaro. Solo che, coperto quel buco, la tassa è rimasta ed è all’ali - quota più alta fra quelle previste a livello nazionale. Lo stesso è accaduto con l’Irap, che è stata portata all’ali - quota massima. Ora l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha previsto di azzerare questa addizionale regionale Irpef dal 2019. Se verrà approvata, questa norma metterà un paletto per i futuri governi: chiunque voglia mantenere il gettito di queste tasse extra dovrà tornare all’Ars e farsi approvare una legge. Anche perchè pure l’aliquota extra dell’Irap è destinata a sparire: una legge già approvata qualche mese fa la toglie dal 2018. I giornalisti C’è un’ultima norma approvata ieri. Prevede la costituzione di un pool di giornalisti all’Ufficio informatico della Regione. Si occuperanno dei contenuti del portale della Regione: non sarà l’Ufficio Stampa, di cui leggete a parte. Questa norma dovrebbe essere indirizzata al personale oggi in servizio all’Istituto superiore di giornalismo. Dunque non ci sarà un concorso ma un «contratto di servizio con un organismo di diritto pubblico o persona giuridica controllata dalla Regione».  

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