ROMA. Al termine di un estenuante braccio di ferro all'interno del governo (con i centristi sul piede di guerra), e sotto la pressione di una emergenza sbarchi senza precedenti, la legge sullo ius soli non solo non viene blindata con la fiducia ma esce del tutto dall'agenda estiva del governo.
Se ne riparlerà, condizioni permettendo, solo alla ripresa autunnale. E' stato lo stesso premier Paolo Gentiloni, cui era rimasto in mano il cerino, a comunicare, a sorpresa, la decisione maturata nelle ultime ore dopo che lo stesso Pd già da venerdì scorso aveva cambiato registro frenando su una legge giudicata necessaria ma non al punto da mettere a repentaglio lo stesso esecutivo. E lo stesso Segretario Matteo Renzi si era affidato alla decisione del premier.
I numeri ballerini del Senato e l'offensiva del centrodestra pronto alle barricate, insieme all'emergenza sbarchi, con un diffuso senso di abbandono nel paese a fronte di una Ue sorda, hanno certamente pesato sulla decisione finale. Così Gentiloni ha messo nero su bianco l'impossibilità al momento di portare quella legge alla prova del voto. Il premier nella nota ha fatto presente che anche date le "difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza" non ci sono "le condizioni per approvare "prima della pausa estiva" il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia.
"Si tratta comunque di una legge giusta. L'impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane", ha tenuto a puntualizzare il premier. Una mossa che ha ricompattato in men che non si dica la maggioranza e aperto una nuova crepa con la sinistra. Se Angelino Alfano ha plaudito alla decisione annunciando, infine, il sì di Ap alla legge quando si arriverà al voto dopo una "discussione più serena senza mescolare dibattito a emergenza", Mdp e Sinistra Italiana hanno attaccato a testa bassa l'archiviazione della legge, una scelta, a loro giudizio, frutto di una resa "alla destra" e ai "ricatti dei centristi".
"Per noi - afferma Roberto Speranza, coordinatore di Mdp - lo ius soli è e resta una priorità. Ogni arretramento o rinvio è un errore. Soprattutto in questo momento. Nessun cedimento culturale alla propaganda della destra". "Ancora una volta - gli fa eco il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni - a vincere sono le ragioni di una cultura ipocrita e regressiva. Noi continueremo a batterci perché venga approvata al più presto una legge di civiltà".
Canta vittoria il centrodestra che scende dalle barricate per esprimere "apprezzamento" nei confronti di Gentiloni. "Bagno di realismo di Gentiloni, sconfitta politica di Matteo Renzi", sentenzia Renato Brunetta capogruppo di Fi alla Camera. Paolo Romani capogruppo Fi al Senato plaude alla "scelta capace di rasserenare il clima politico" e che "consentirà alle forze politiche un vero confronto sulle reali priorità ed emergenze del Paese". Anche la Lega, con il leader Matteo Salvini rivendica la "vittoria" per lo stop allo ius soli, e avverte: "Se ci riproveranno ci ritroveranno pronti". Festeggia la "vittoria" pure il partito di Giorgia Meloni, Fdi. Lo slittamento è "una vittoria dei prepotenti", protesta la fondazione Migrantes (Cei) con il suo direttore Giancarlo Perego, mentre, Unicef Italia, rassegnata, dice: "se abbiamo aspettato tanto possiamo aspettare un paio di mesi".
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