ROMA. Dal lavoro all'economia, dal rapporto con i sindacati all'Imu, dalla progressività delle tasse alla politica dei bonus. Sono tanti i temi programmatici su cui si registrano grandi differenze tra il Pd di Matteo Renzi e la "casa comune" del centrosinistra, battezzata ieri a Piazza Ss.Apostoli da Giuliano Pisapia.
- ARTICOLO 18: Giuliano Pisapia ha bollato la sua abolizione "un errore" a cui bisogna porre rimedio. Una tesi che ricalca le posizioni della Cgil, radicalmente opposta a quella di Renzi, che su questo fronte non ha mai aperto alcuno spiraglio al dialogo. Anzi, appena ieri, ha ribadito che grazie al Jobs Act si creerà un milione di posti di lavoro. Pisapia propone anche una riduzione del divario tra gli stipendi dei manager e quelli dei lavoratori. In particolare ipotizza che i superstipendi dei manager siano pagati solo se c'è un aumento dei salari dei lavoratori dell' azienda.
- IMU: Anche su questo fronte, l'ex sindaco di Milano ha esortato Renzi a fare autocritica, osservando che ha sbagliato nel tagliare l'imposta per la prima casa a tutti. "Si poteva usare quella somma - ha sottolineato ieri - per dare una casa a tutti, e impedire che venisse sottratta a chi non poteva pagare il mutuo". Anche su questo punto, il Pd non intende assolutamente tornare indietro.
-FISCO: Pisapia, come Bersani, ritiene che bisogna spingere l'acceleratore su una maggiore progressività delle imposte, in modo da ridurre le diseguaglianze sociali, secondo la linea "chi ha di più, paghi di più". In particolare, la richiesta di Campo progressista è quella di uscire dalla logica dei bonus e delle detrazioni. L'ex sindaco meneghino ha anche fatto un cenno a una tassa patrimoniale: "Penso a riflettere seriamente sullo spostare oneri fiscali sui patrimoni, dicendo agli italiani la verità". Anche sul fronte fiscale, Renzi ha sempre difeso e esaltato la linea seguita dal suo Governo dei 1000 giorni.
-WELFARE E REDDITO CITTADINANZA: Campo Progressista pensa che il il welfare del futuro debba dare sostegno a tutti, con strumenti come la pensione di base e il reddito di cittadinanza. Il movimento di Pisapia si spinge a immaginare una parziale esclusione dalle tutele (o una maggiore contribuzione)per le fasce più abbienti. Matteo Renzi, invece, ha sempre bocciato l'ipotesi di un reddito di cittadinanza. A suo giudizio assicurare "sussidi per tutti" vuol dire fare "assistenzialismo". Semmai, secondo l'ex premier, la strada è "rimboccarsi le maniche per il lavoro".
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