ROMA. «La modifica che si vuole approvare al Codice antimafia non è né utile, né opportuna, e rischia persino di essere controproducente». È il parere di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione (Anac), espresso in un’intervista in apertura di prima pagina del Mattino.
«Non è utile nei confronti delle organizzazioni mafiose che utilizzano la corruzione», spiega, «perché in tali casi può certamente già utilizzarsi la normativa vigente; non è opportuna e non serve nemmeno per le altre vicende di corruzione, perché, come ha già sperimentato con successo la Procura di Roma, anche in questo caso la confisca di prevenzione può essere adottata a legislazione vigente, in presenza, però, di episodi reiterati che dimostrino che il soggetto trae risorse in via non episodica dalla corruzione. Rischia, invece, di essere persino controproducente, perché la legislazione antimafia ha retto rispetto ai dubbi di legittimità costituzionale e a quelli di contrasto alle convenzioni internazionali, proprio per il suo carattere eccezionale e per il fatto di essere rivolta a organizzazioni pericolose come le mafie; un’estensione così ampia anche a reati non mafiosi, per paradosso, potrebbe portare a rivedere queste posizioni e quindi rendere concreto il rischio di una declaratoria di illegittimità dell’intero impianto normativo, sguarnendo il campo dell’antimafia di un presidio che si è dimostrato molto importante».
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