Sabato 23 Novembre 2024

Mancano i soldi, chiusi musei e siti archeologici nei festivi

PALERMO. La Regione ha finito i soldi, quella di oggi sarà l’ultima domenica in cui musei e siti archeologici resteranno aperti. Da sabato prossimo gli ingressi resteranno sbarrati nei festivi, nei prefestivi e di notte. Lo ha messo per iscritto il presidente della Sas, la società partecipata che con i suoi 1.900 dipendenti gestisce il servizio di custodia e vigilanza nei beni culturali. Nella lettera Sergio Tufano avvisa i vertici della Regione e i direttori dei siti che non sarà più garantito il servizio. Si apre una nuova emergenza alla Regione, proprio all’indomani delle critiche lanciate dalla Corte dei Conti sul sistema di gestione e «mancata valorizzazione» dei beni culturali. Nella sua lettera il capo della Sas mette insieme i tasselli di un puzzle complicato da regole contrattuali che rendono sempre più difficile far quadrare i conti: «La Finanziaria ci ha tagliato i fondi per le turnazioni, mancano un milione e 800 mila euro. E per di più anche i finanziamenti previsti non sono mai arrivati. Così abbiamo anticipato noi per i primi sei mesi dell’an - no circa 900 mila euro. Ora però siamo costretti a bloccare tutto». Nella stessa lettera Tufano informa che la società è disposta a rivedere l’organizzazione interna delle 500 persone impegnate stabilmente nei turni per tenere aperti siti e musei: «Abbiamo dato la disponibilità a riorganizzare i servizi e so che qualche direttore di museo sta facendo altrettanto per provare a coprire le falle. Ma il punto è che si può realisticamente garantire solo l’apertura ordinaria. Non ci sono i fondi per il notturno, servizio di cui peraltro si potrebbe fare a meno, nè per i festivi e i prefestivi». Ma quanto costa aprire i siti e musei il sabato e la domenica? Il costo annuale solo per queste aperture straordinarie si aggira sul milione e 800 mila euro. Ogni dipendente della Sas impegnato nel servizio di guardiania gode di incentivi che possono far lievitare parecchio la busta paga. Il turno notturno, per esempio, garantisce un giorno libero in più nel resto della settimana e questo ovviamente apre buchi negli organici. In generale per assicurare i turni straordinari ogni dipendente oltre allo stipendio ha un forfettario di 90 euro lordi mensili. A questi aggiunge 30 euro per ogni notte di lavoro. Chi è impegnato la domenica somma 30 euro al valore della giornata standard. E chi lavora nei superfestivi (Natale, Capodanno, Ferragosto) aggiunge 50 euro alla giornata normale. Se chi svolge compiti di sorveglianza si occupa anche delle biglietterie, incassa tre euro al giorno in più. Oltre ai 500 della Sas ci sono anche i custodi di ruolo della Regione, che incassano una indennità forfettaria extra da 1.200 euro annui. La Regione sta provando a evitare l’emergenza. Il direttore del dipartimento Beni culturali, Gaetano Pennino, si dice ottimista: «Stiamo studiando tante soluzioni. Credo che eviteremo la chiusura dei siti». Anche se la soluzione principale che era stata messa sul tappeto dal governo quando si è prospettata la crisi di cassa è quella di aggiungere al budget circa 900 mila euro: era pronto un emendamento alla Finanziaria, che però non ha mosso un passo in due mesi di lavori all’Ars. E non a caso Tufano allarga le braccia: «Noi abbiamo avvertito tutti del rischio di creare un danno enorme per l’economia. Ora attendiamo risposte dalla politica».  I sindacati sono in allarme. E mettono sul tappeto la loro disponibilità a trattare per evitare la paralisi: «Intorno ai beni culturali - commenta Gianni Borrelli della Uil - c’è una approssimata e scellerata programmazione economica e gestionale che puntualmente si ripete ogni anno. Più volte abbiamo proposto la rimodulazione dei turni superando l’ormai obsoleto sistema attuale che pone limiti ai festivi e non alle notti. È un sistema previsto dal contratto vigente e noi proponiamo l’introduzione di un sistema incentivante innovativo, che non penalizzando i lavoratori possa assicurare l’aper - tura continuativa dei siti così come ha fatto il ministro Franceschini». La Uil ha proposto anche l’utilizzo dei precari Asu (già a libro paga della Regione) per dare supporto ai custodi. Infine il sindacato ha suggerito l’apertura «alle sponsorizzazioni dei privati per incrementare le esigue risorse». Anche la Regione ha messo sul tappeto il problema della rigida contrattuale: «Con le regole contrattualituali - ha concluso Pennino - per assicurare i turni ci vogliono risorse di gran lunga superiori a quelle disponibili. Basta considerare che è obbligatorio inserire in ogni turno un dipendente di categoria C, fra le più alte dell’amministrazione. Serve maggiore flessibilità in questo settore». È un problema, quest’ultimo, che ho sottolineato anche la Corte dei Conti nel giudizio di parifica di venerdì: «Il settore è regolato da un contratto del 2005 che prevede l’individuazio - ne di tre profili professionali con differenti responsabilità operative. Ciò ha delicati risvolti di latente conflittualità nella reciproca perimetrazione delle rispettive competenze. La possibilità di rendere conciliabili l’esigenza della fruizione con le tutele contrattuali in materia di trasferimenti ha come conseguenza che molti siti sono a rischio chiusura per carenza di personale». Il risultato, secondo i magistrati contabili, è racchiuso in una serie di paradossi: «Registriamo una gestione di siti e parchi al limite del collasso, frutto di pluriennale assenza di progettualità. Il personale è carente sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo». La Corte ha fatto esempi precisi: «In gran parte dei siti archeologici mancano gli archeologi: nella Valle dei Tempi solo recentemente ne sono arrivati tre mentre il Parco di Naxos è privo di architetti, geometri, restauratori, storici dell’arte e ha una sola archeologa. Il parco di Selinunte è del tutto privo di archeologi. Mentre in più di un museo mancano i restauratori».

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