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Caos voucher, il governo non molla: la sinistra punta sullo "strappo"

ROMA. A poche centinaia di chilometri dal G7 di Taormina infuria, dentro e fuori il Parlamento, la battaglia sui voucher. La volontà del governo di introdurre strumenti per regolare il lavoro occasionale nella 'manovrina' sbatte contro il netto "no" di Mdp, incrocia la perplessità degli orlandiani e si inerpica su una strada accidentata anche nei rapporti tra governo e Pd. Tanto che, al termine di una giornata come quella di ieri convulsa e segnata anche dallo scontro con la Cgil, il governo, pur mantenendo il punto e dicendosi disponibile solo ad aggiustamenti tecnici, opta per rimandare a domani mattina la presentazione del contestato emendamento in commissione Bilancio alla Camera.

La giornata di ieri è iniziata con una sorta di 'rimpallo' tra governo e Pd: da un lato palazzo Chigi definisce come "fantasiosi" i retroscena di alcuni quotidiani sui dubbi che il premier Paolo Gentiloni avrebbe espresso sulla misura; dall'altro, il capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato si dice "pronto a ritirare l'emendamento" sui voucher se è "questo il volere del governo".

"Non cerchiamo nessun incidente parlamentare", sottolinea Rosato consapevole del pericoloso incrociarsi dello scontro sui voucher con il dibattito sulla legge elettorale e sul voto in autunno. Poche ore dopo è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro a mettere un primo punto sulla questione: tra governo e Pd "c'è totale sintonia, l'emendamento rispecchierà la volontà del governo". Ma la giornata non volge al sereno e in commissione è battaglia.

Il Pd ribadisce che lo strumento che si vuole introdurre è diverso dai voucher abrogati dal governo ma la sinistra non scende dalla trincea: "è un vulnus democratico, non c'è fiducia che tenga", sottolinea Roberto Speranza di Mdp mentre Sinistra Italiana parla di "presa in giro". Nello stesso tempo gli orlandiani (che contano tre membri in commissione Bilancio) esprimono "prudenza e perplessità" annunciando la non partecipazione al voto sull'emendamento se i buoni lavoro varranno anche per le imprese. E contrario ai voucher per le imprese (ma non alle famiglie) si dice anche il M5S.

"E' indegno usare i voucher per una guerra da cortile", sottolinea Laura Castelli attaccando anche Susanna Camusso, per aver assistito ai lavori parlamentari. Anche dalla segretaria della Cgil arrivano parole durissime: prima minaccia il ricorso alla Corte Costituzionale e poi, definendo la questione "un gran pasticcio", attacca: "Stiamo di fronte con un altro nome a un meccanismo esattamente equivalente a quello dei voucher".

E in serata il clima si accende ulteriormente, con Mdp che annuncia di abbandonare i lavori in commissione fin quando non arriverà il testo sui buoni lavoro. Testo che arriverà domani mattina e che, nonostante lo scontro, dovrebbe mantenere i buoni lavoro per le micro-imprese. Lo scontro sui voucher, intanto, allarga il divario tra Pd e Mdp nel giorno in cui Massimo D'Alema ribadisce una linea fortemente anti-renziana confermando di voler puntare su un partito a sinistra del Pd.

"Meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò che si ritiene sbagliato", spiega l'ex premier incassando le secche repliche dei Dem: "i suoi insulti sono incompatibili con progetti di coalizioni", sottolinea il presidente del Pd Matteo Orfini. Eppure, la prospettiva di un centrosinistra unito non è ancora da scartare e vede, in queste ore, Graziano Delrio nel ruolo di "pontiere". Il titolare dei Trasporti, in un convegno a Milano al quale partecipa con Giuliano Pisapia, apre infatti a un dialogo del Pd con la sua sinistra, a patto che non siano posti "veti e pregiudizi a Renzi".

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