ROMA. L'impianto del Testo unico sul lavoro pubblico non cambia, ma qualche ritocco ci sarà. La versione definitiva del provvedimento, attesa al prossimo Consiglio dei ministri, allargherà le maglie per la stabilizzazione dei precari, in ballo ci sono quasi 50 mila posti, e rivedrà il meccanismo del procedimento disciplinare che come sanzione massima ha il licenziamento. Da quel che trapela potrebbero spuntare anche delle modifiche in tema di salario accessorio, con regole più morbide sia per i piani di rientro nei Comuni in deficit, sia per la gestione delle quote da riservare alla performance. Quanto ai precari, si va verso tempi più ampi per la maturazione dei requisiti (3 anni degli ultimi otto), con la scadenza spostata dall'entrata in vigore del testo alla fine del 2017. Riguardo all'azione disciplinare, la violazione dei termini entro cui concluderla potrebbe tornare ad essere motivo di annullamento del procedimento se si sorpassa un certo limite (ad esempio si va oltre i 180 giorni, rispetto ai 90 originari). Dovrebbe trovare una soluzione anche la diatriba sul salario accessorio e su come ripartirlo tra le diverse voci: quelle più 'fisse', come le indennità di turno, e quelle più variabili, come la remunerazione della produttività che non potrà essere la fetta 'prevalente' se non ci saranno abbastanza risorse. Prevista anche una "fase ponte" per far digerire quella che si preannuncia come una rivoluzione: la creazione di un polo unico della medicina fiscale, con le competenze in capo all'Inps anche per gli accertamenti sulle assenze per malattia degli statali. Ma a patto che la transizione sia breve, confinata a pochi mesi: al massimo fino a settembre. Sarebbe questo l'orientamento del Governo alla vigilia dell'approdo della riforma Madia in Consiglio dei ministri (il giorno giusto dovrebbe essere venerdì 19 maggio). I pareri di Camera e Senato al provvedimento, il nuovo Testo Unico del pubblico impiego, chiedono infatti di "introdurre disposizione di carattere transitorio". D'altra parte serve un margine per mettere a punto sia il decreto ministeriale per l'armonizzazione delle fasce orarie e dei criteri sia l'atto di indirizzo per le convenzioni tra Inps e medici (incluso il regime delle incompatibilità).