ROMA. "Aspetto da troppo tempo la decisione di Strasburgo. Ragiono su quella decisione e non mi nascondo mai la verità: anche al di là dei suoi effetti concreti, ha un significato immenso. In ballo non c'è solo il mio ritorno politico. Io, comunque vada, sarò in prima linea. Con o senza il nome sulla scheda", lo dice Silvio Berlusconi, in una intervista in edicola domani su Panorama, spiegando che a prescindere verdetto "sarò in prima linea con il mio volto, le mie parole, le mie idee a guidare la campagna di Forza Italia". "La vera posta in gioco è la grande questione morale e politica. Rivendico, con tutte le mie forze, che mi venga restituita un'onorabilità infangata da una sentenza assurda. Sono stato e sono una persona perbene, un contribuente onesto, e ho il diritto di esigere che la mia onestà venga riconosciuta, se non dall'Italia, dall'Europa, dove siedono giudici che non prendono ordini da nessuno", dice Berlusconi. "Giungere alle elezioni senza che Strasburgo abbia fatto chiarezza sarebbe oggettivamente grave. Non solo per me, ma per la democrazia italiana". Il Cavaliere, nell'intervista a Panorama, dice ancora: "Il mio senso di responsabilità verso il Paese che amo mi impone di restare in campo per non consentire a forze improvvisate e incapaci, pauperiste e giustizialiste, di vincere le elezioni e di conquistare il potere". "Le aziende del mio gruppo sono state oggetto di un'attenzione ossessiva da parte della magistratura, senza alcun risultato concreto. Le azioni giudiziarie, le perquisizioni, i controlli a tappeto si sono moltiplicati negli anni fino a raggiungere cifre impressionanti, colpendo i miei più stretti collaboratori e anche i miei familiari". Lo dice Silvio Berlusconi, in una intervista a Panorama in edicola domani. "Non mi sembra - aggiunge - sia accaduto lo stesso ad altre aziende, alcune delle quali in seria difficoltà, ma pronte a venire a patti con la sinistra o addirittura a farsene megafono e sostenitore in ambito editoriale". Silvio Berlusconi torna sul passato e sulle sue "cene eleganti". "In quel momento della mia vita - ribadisce - mi ero separato da Veronica: ero solo, lavoravo e lavoravo. Notte e giorno. Anche il sabato, anche la domenica. Nelle poche ore libere invitavo a cena a casa qualche amico, c'erano fra loro anche delle ragazze... Non potevo immaginare che un comportamento assolutamente corretto desse l'occasione a un uso inaccettabile degli strumenti di indagine, e una invenzione incredibile di fatti non provati...". "Una storia brutta - conclude - che ha fatto male a me, alla mia famiglia, a chi mi vuole bene, a tanti miei amici colpevoli solo di aver pranzato a casa del presidente del Consiglio e che ha rovinato la vita a tante ragazze".