Legittima difesa, salta l'intesa Fi-Pd sul testo che consente di reagire alle rapine di notte
ROMA. Sulla legittima difesa salta l’intesa tra Forza Italia e la maggioranza, e Silvio Berlusconi annuncia il no dei suoi deputati al testo che, giudica «non adeguato al bisogno di sicurezza degli italiani e a ciò che tutti gli italiani si attendono: una legge in grado di tutelare le persone per bene, quando sono aggredite». Il Pd reagisce accusando Forza Italia di non conoscere il ddl e di non volersi prendere responsabilità. Il testo, che modifica il codice penale, sarà licenziato domani a Montecitorio per passare al Senato. Era arrivato in Aula dopo uno 'stop and go' di due anni, con la Lega contraria rispetto alle norme uscite dalla commissione Giustizia, considerate dal Carroccio assolutamente troppo lievi rispetto alla necessità auspicata dal partito di Salvini di assicurare in ogni caso la non punibilità per chi, rapinato in casa propria o vittima di un crimine violento, reagisce nei confronti del criminale causandone la morte. Una lunga mediazione aveva consentito di arrivare, recependo istanze di Ap e Forza Italia, ad un allargamento del concetto di legittima difesa anche alla «reazione ad un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno». Un modo articolato per consentire di difendersi durante le rapine notturne, in analogia con l'ordinamento penale francese. Viene poi precisata l’esclusione della colpa di chi reagisce «in situazioni comportanti un pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale». Troppo poco, però, per la Lega, che con Forza Italia punta con un emendamento, ma senza riuscirci, all’introduzione in ogni caso della presunzione di proporzionalità tra aggressione e difesa. Un 'no', quello del Pd ad un principio «esagerato e che non esiste da nessuna parte del mondo», ha detto Sofia Amoddio, che ha fatto saltare l’accordo di massima tra Pd e Ap da una parte, Fi, Fdi e Lega dall’altra. Oggi la legge passerà con la norma di «esenzione notturna" (peraltro votata in Aula anche da Forza Italia) bollata da Ignazio La Russa di Fdi come «fumo negli occhi». E, mentre la Lega con Nicola Molteni accusa la maggioranza di «lasciare campo libero ai delinquenti» negando per il Carroccio qualsiasi intento forcaiolo, Silvio Berlusconi annuncia il no dei forzisti al provvedimento. «Forza Italia - dice il leader di Fi - ha fatto il possibile per migliorarlo. Tuttavia il testo finale non è certo adeguato al bisogno di sicurezza degli italiani e a ciò che tutti gli italiani si attendono». Per Berlusconi, «chi è costretto ad usare un’arma per difendersi non può essere sottoposto alla lunga e umiliante trafila di un procedimento giudiziario nel quale deve giustificare le sue azioni. Non si può invertire l'onere della prova, non si può chiedere alla vittima di dimostrare di essere una vittima». Per questo, «Il testo non dà risposta al tema centrale del diritto alla difesa, lascia alla discrezionalità del giudice margini eccessivi». Ma il Pd non ci sta. «Berlusconi parla in modo molto generico. Non credo conosca il testo che stiamo discutendo, e forse neanche quello approvato nel 2006 dal suo governo», sbotta David Ermini, accusando Fi di "sottrarsi a qualsiasi responsabilità» dicendo «no ad una buona riforma».