ROMA. «Andate tutti a votare», dice Paolo Gentiloni. E così il premier, sostenitore di Matteo Renzi, scende in campo a due giorni dalle primarie del Pd per aiutare a combattere il più grande spauracchio: una bassa affluenza. L’ex segretario, che a Bruxelles chiude la sua campagna con al fianco cento giovani per chiedere alla Ue di cambiare, si dice convinto che il Pd andrà oltre il milione di votanti mentre M5s e Fi sono "allergici alla democrazia interna». Ma Andrea Orlando alza ancora l’asticella: i gazebo, dice, si potranno considerare «un successo solo se voterà uno in più dei 2,8 milioni del 2013», risultato che appare irrealistico. Mentre Michele Emiliano sprona chi vuole «archiviare il renzismo» e già si prepara a dare battaglia a Renzi se vincerà: «Lo farò impazzire». A 48 ore dal voto, la novità è la discesa sul campo delle primarie di Gentiloni, che partecipa a Roma a un’iniziativa di Roberto Giachetti. Il premier ribadisce il suo voto per Renzi. E fa un pubblico elogio del Pd - risorsa «preziosa» in un’Europa dove i progressisti sono «in difficoltà» - e delle primarie: "Non sono una moda effimera, non sono logorate ma una conquista importante in un Paese che soffre deficit di partecipazione». Poi aggiunge: l’ambizione del Pd e della sinistra Ue deve difendere i «perdenti della globalizzazione» e per farlo «guai a perdere lo spirito maggioritario che aveva animato l’Ulivo e il Pd». Questa ambizione, dice il premier, bisogna declinarla anche promuovendo una legge elettorale che assicuri la governabilità. Gentiloni afferma che sua «missione», da premier, è portare i Dem alle prossime politiche «nelle condizioni migliori possibili in termini economici e di sicurezza». In una staffetta ideale con Renzi che si candida ad essere rieletto segretario - e quindi candidato premier Pd - con una forte investitura. Per un cambiamento «radicale» dell’Ue Renzi propone da Bruxelles l'elezione diretta del presidente della commissione e il veto sul fiscal compact nei trattati. E sul piano politico afferma che i socialisti devono «investire nei diritti ma anche» su temi di «centro», perché «con i radicali si vincono le primarie ma poi si perdono le elezioni». La legge elettorale? «La faremo». Ma Orlando ed Emiliano continuano ad attaccare l’ex premier con l’accusa di voler fare le larghe intese con Berlusconi dopo il prossimo voto. «Vincerà le primarie e poi perderà le elezioni», attacca il governatore. E il ministro chiede di introdurre il premio alla coalizione nella legge elettorale proprio «contro le larghe intese": «Renzi non le esclude - afferma - e questo mi preoccupa». I renziani replicano che Orlando è stato ministro di un governo delle larghe intese e sull'affluenza sibilano che in passato forse qualche volta i voti sono stati gonfiati da truppe cammellate, mentre questa volta gli 8000 gazebo saranno controllati con severità, anche con «osservatori» inviati dalla commissione congresso nelle zone a rischio. Quanto alle future alleanze, Giuliano Pisapia replica al veto renziano su D’Alema e Mdp: «Io non sto né con Renzi né con D’Alema. Senza Pd non c'è il centrosinistra ma ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità».