PALERMO. Scoppia la rivolta dei dirigenti alla Regione. La norma inserita in Finanziaria e inviata all'Aula blinda la posizione e lo stipendio di una ristretta cerchia di direttori generali escludendo almeno 800 dirigenti ai quali sarebbe impedita la progressione di carriera. In questi giorni decine di dirigenti hanno protestato negli uffici dell’assessorato alla Funzione pubblica sostenendo di essere penalizzati dall'articolo esitato dalla commissione Bilancio che tra l'altro prevede che dei 1.300 dirigenti circa in servizio 40 siano nominati in prima fascia, 450 in seconda i restanti in terza. Per accedere alle prime due fasce bisogna avere rispettivamente 6 anni e mezzo di esperienza alla guida di un dipartimento per la prima e 5 anni in una struttura intermedia o equiparata nella seconda, dicitura che secondo i sindacati favorirebbe anche la nomina dei capi di gabinetto. Ai deputati sono arrivate centinaia di email di protesta. L’assessore Lusia Lantieri ha chiesto di ritirare la proposta e anche Cgil, Cisl, Uil, Sadirs, Cobas e Codir si sono schierati contro con una nota unitaria. Ma chi la vuole allora questa legge? La norma è stata firmata da un gruppo di renziani guidati da Luca Sammartino. In assessorato e gli stessi sindacati hanno fatto un po' i conti: si salverebbero tra gli altri dirigenti storici come Vincenzo Falgares, Luciana Giammanco, Giovanni Bologna, Fulvio Bellomo. Tutti dirigenti storici che hanno resistito all'alternarsi di governi di destra e di sinistra e che anche un eventuale governo grillino, si ipotizzava nei corridoi, dovrebbe volente o nolente sopportare. La norma infatti blinderebbe il ghota della dirigenza e addio rivoluzione. L’ultima parola comunque spetta al presidente dell'all’Ars, Giovanni Ardizzone, che potrebbe stralciarla.