ROMA. «Due mesi fa abbiamo siglato l’intesa per un Islam italiano. Indietro non si torna: chi vive nel nostro Paese deve rispettare le leggi e la Costituzione». Così, in un colloquio col Corriere della Sera, il ministro dell’Interno Marco Minniti sul caso della ragazza del Bangladesh rasata dalla madre per essersi opposta all’imposizione del velo, convinto che «la vera integrazione, non consente alcuna imposizione». «Se davvero questa ragazzina ha subito una simile umiliazione, bene ha fatto la scuola a segnalare il caso e ancor di più i giudici a decidere di trasferirla altrove, per fermare possibili nuove violenze», spiega. Il ministro plaude anche alla "denuncia forte» dei leader delle comunità islamiche, «perché la presa di distanza dalla sua famiglia è un segnale molto importante rispetto agli obiettivi che ci siamo prefissati. Significa che stiamo andando nella giusta direzione. Quando abbiamo firmato il patto nazionale, abbiamo specificato che chi vuole vivere in Italia deve accettare esplicitamente i valori e i principi dell’ordinamento statale». Vuol dire che «nessuna violenza fisica o psicologica potrà mai essere tollerata». Vuol dire che «qualsiasi gesto che miri a obbligare qualcuno a fare ciò che non vuole, si trasforma in un atto inaccettabile e come tale deve essere trattato e condannato». Minniti mette in guardia da tutte le «possibili derive che possano convincere chi professa la fede islamica ad avere comportamenti che da noi sono ritenuti fuorilegge», sottolineando che «a differenza di altri Stati, l’Italia non ha mai neanche ipotizzato di poter vietare il velo o qualsiasi altro simbolo dell’Islam. Anzi, siamo convinti che il rispetto passi proprio dalla tolleranza degli usi e delle abitudini degli altri e quindi non abbiamo stabilito alcun limitazione ritenendo che la nostra libertà passi dalla concessione della libertà agli altri. Ma proprio per questo motivo pretendiamo che ciò avvenga nei confronti delle nostre leggi».