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Renzi chiude la kermesse al Lingotto: "Qualcuno ha cercato di distruggere il Pd, ma siamo solidi"

TORINO. Hanno provato ad approfittare di un "momento di mia debolezza" per "distruggere il Pd". Esordisce così, Matteo Renzi. Una manciata di secondi, in un discorso di più di mezz'ora, per lasciarsi alle spalle "tre mesi di polemiche e preoccupazione". E far sapere ai suoi avversari, dai bersanian-dalemiani che hanno lasciato ai Cinque stelle, che si devono mettere "il cuore in pace". Perché il Pd ha "la solidità e la forza della sua comunità".

E perché lui, il leader ammaccato dalla sonora sconfitta del 4 dicembre, è in campo per rilanciare: "La partita inizia adesso". Non rinnega il "noi" degli ultimi giorni, l'ex premier. Ma nel chiudere la tre giorni convocata al Lingotto per raccogliere le idee che diverranno mozione congressuale, si riprende la scena e riafferma la sua leadership. "Senza io non c'è noi", scandisce. "Un partito ha bisogno di più leader", aggiunge chiamando 'alle armi' i quarantenni.

Al congresso corre in ticket con Maurizio Martina, che 'copre' il campo più a sinistra, ed è sostenuto da Dario Franceschini, che guarda all'area moderata. Lo sostiene e sale con lui sul palco Paolo Gentiloni: "Al Lingotto con Renzi. Più forza al Pd per il futuro dell'Italia", scrive il premier, poi in serata da Berlino a chi gli chiede di alleanze risponde che lui si occupa "di governo". E così testimonia un sodalizio non scalfito dall'avvicendamento a Palazzo Chigi e dalle critiche alle ipotesi di interventi sul fronte fiscale. Matteo Renzi è e resta il leader, affermano i ministri: "Chi ha una leadership giovane e riformista la discute, se del caso la corregge ma non la ammazza come ha sempre fatto la sinistra", dichiara Marco Minniti infiammando la platea. E Graziano Delrio lo paragona a Diego Armando Maradona: "Senza di lui il Napoli non vinceva lo scudetto".

E' sulla scia di tanto entusiasmo che Renzi prende la parola intorno alle dodici e trenta, in un Lingotto tutto verde, dove non si vedono bandiere Pd ma migliaia di militanti. E dice subito che sì, qualcuno da sinistra ha provato ad "ammazzare" lui e il Pd con la scissione e gli attacchi politici ma ha fallito ("Lo hai distrutto tu il Pd", gli rinfaccia in serata Roberto Speranza). Da loro il segretario non vuol farsi sottrarre lo scettro della sinistra perché "salire su un palco con il pugno chiuso e Bandiera rossa è una macchietta".

E non è credibile chi oggi fa "l'Amarcord dell'Ulivo dopo averlo segato e aver fatto cadere il governo Prodi", dichiara: se Prodi fosse stato segretario oltre che premier questo non sarebbe accaduto. I suoi sostenitori già si dividono sulle alleanze ma non è questo il tema oggi, afferma Renzi, che dopo la battaglia congressuale si troverà davanti la partita della legge elettorale. Intanto, però, indica un campo da gioco: "Non possiamo replicare modelli del passato". I principi sono lo stop alle "correnti" nel partito.

E poi legalità (quella dimenticata da Luigi De Magistris che sta "con chi sfascia Napoli"), istruzione e scienza (nuova punzecchiatura a Michele Emiliano sui vaccini) e garantismo. Su quest'ultimo tema arriva la sfida ai Cinque stelle che attaccano sul caso Consip. Renzi ribadisce che le sentenze "le scrivono i magistrati non i commentatori" e ribadisce il principio di presunzione di innocenza "per tutti". Pausa. "Esprimo vicinanza a Virginia Raggi", sorride davanti allo stupore di chi si aspettava una citazione del padre Tiziano o di Luca Lotti. Poi sfida i Cinque stelle a rinunciare all'immunità e rispondere alle querele "in tribunale".

A stretto giro arriva la risposta di Luigi Di Maio: "Siete voi ad avere problemi a farvi giudicare infatti state provando a imboscare intercettazioni e avvisi di garanzia", accusa il Cinque stelle. I renziani, pur sempre timorosi di nuove impennate giudiziarie, sono convinti che il peggio sia passato e scommettono su una vittoria larga al congresso. E anche la presenza al Lingotto fa sperare che un'affluenza scarsa ai gazebo delle primarie non dimezzi la vittoria. Renzi è tornato? No, non è mai andato via, rispondono. E lui, "Matteo", li invita a mobilitare i "millennials" senza perdere l'elettorato "anziano" che è fondamentale. Le proposte della sua mozione arriveranno in settimana. Nel suo discorso ricorda solo due battaglie a lui care in Europa: quella affinché il candidato del Pse in Commissione sia scelto con le primarie e quella per avere "un sistema fiscale unico".

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