ROMA. Nuovi gruppi parlamentari e la nascita di un movimento in vista della costituente di un partito. E' questa la via su cui si incamminerà la minoranza Pd se oggi in assemblea sancirà lo strappo da quello che già hanno ribattezzato "il Partito di Renzi". Il tentativo sarà evitare la rottura. CLICCA QUI PER SEGUIRE LA DIRETTA DELL'ASSEMBLEA Ma intanto già si guarda a un percorso di "ricomposizione del centrosinistra" che si annuncia articolato. A partire dal lavoro necessario per tessere la tela con Campo progressista di Pisapia e Sinistra italiana di Vendola, in cui si è consumata una mini-scissione e nella quale Emiliano è stato accolto con calore dalla platea del congresso. Roberto Speranza, Michele Emiliano ed Enrico Rossi per ora marciano uniti: la kermesse del teatro Vittoria, affermano i bersaniani, è un punto di non ritorno e difficilmente Renzi riuscirà a spaccare il fronte della minoranza. Tra i tre - lo ammettono loro stessi - sensibilità e toni sono diversi ("Io sono il battutaro del terzetto", scherza il governatore). In futuro potrebbero contendersi la leadership. Se sarà scissione, la preoccupazione dei bersaniani è un ripensamento all'ultimo di Emiliano e Rossi, con una mediazione al ribasso. Ma a sera chi è vicino al governatore osserva che sarà difficile accettare meno del congresso in autunno. E Renzi ad ora non molla. Massimo D'Alema, che in prima fila ascolta gli interventi dall'inizio alla fine, viene descritto come già con un piede fuori dal Pd, tanto che oggi non sarà in assemblea. Non ci andrà neanche qualche bersaniano come Davide Zoggia, che andrà a giocare a tennis. Ma gli altri sì, ci saranno: la scissione sarebbe "drammatica", dice Emiliano, si lotterà per evitarla. Raccontano che però intanto ci si sta preparando a tutto: al Senato la minoranza ha preso informazioni presso gli uffici per la formazione di un gruppo. Hanno anche verificato quanti funzionari gli spetterebbero. I numeri i bersaniani li avrebbero sia alla Camera che al Senato (si parla di 40 deputati e 20 senatori ma al dunque le decisioni di ciascuno potrebbero far oscillare l'asticella). La speranza è poi attrarre magari quei parlamentari ex Sel che non aderiranno a Sinistra italiana (Arturo Scotto è ospite al teatro Vittoria). Un'altra partita si aprirebbe poi per le questioni patrimoniali nel Pd, sull'eredità che i Ds hanno portato al partito al momento della nascita. Alla kermesse della sinistra Dem non c'è Gianni Cuperlo, che ha votato Sì al referendum e nel Pd dovrebbe restare. Parla però dal palco l'ex cuperliano La Forgia. E ci sono anche gli orlandiani Antonio Misiani ed Elisa Simoni, ma solo da osservatori. Andrea Orlando non intende infatti lasciare il Pd, ma potrebbe essere - osservano dalla sinistra Dem - un interlocutore nel partito. "Non costruiremo un soggetto avversario del Pd ma non aspetteremo altro che ricostruire questa comunità", dice Emiliano evocando future alleanze. L'ambizione, spiegano i bersaniani, è costruire un soggetto "ulivista", di centro-sinistra. Di qui l'irritazione quando gli organizzatori della kermesse testaccina lanciano in apertura Bandiera rossa. Se si farà un soggetto largo, si potrà fare un soggetto da 10% e magari provare a "recuperare" Enrico Letta. Da subito partirebbe invece il dialogo con Giuliano Pisapia, che Speranza incontrerà lunedì a un evento a Venezia. L'ex sindaco ha chiarito negli ultimi giorni che non intende farsi 'strattonare' da nessuno, ma sarebbe un interlocutore naturale.