ROMA. «Se vedi uno che sta facendo una curva parabolica che lo porta a un frontale, glielo dici di stare attento, no?». «Non ero d'accordo con Renzi e gliel'ho detto, che c'è di strano? Se uno sbaglia, glielo dico». Così, intervistato dalla stampa nazionale, il ministro della Giustizia Andrea Orlando esprime il suo dissenso riguardo la linea indicata dal segretario del partito Matteo Renzi. «Non sono convinto che andare subito al congresso sia un bene per il Pd. Io sono molto attento agli aggettivi, ma in questo caso non si può sfumare la posizione. Se uno non è d'accordo a fare un percorso deve dirlo: non sono d'accordo perchè così non si risolvono i nostri problemi identitari e di proposta politica», spiega. «Il percorso congressuale lo apre l'Assemblea nazionale. Vediamo cosa si deciderà in quella sede. Sono dispiaciuto che non sia passata la mia linea: io la riproporrò lì e spero di avere maggior fortuna». «L'Assemblea in teoria potrebbe decidere per una conferenza programmatica prima del congresso». Orlando non auspica una scissione: «Non credo si possa uscire da un partito per ragioni di calendario», afferma. «Ma qui ci vuole la politica, che deve vigilare per evitare qualunque scivolata», dice. E su una sua candidatura alla segreteria del Pd precisa che è «un problema» che si porrà «solo quando inizieremo a discutere della proposta da fare al Paese». «Ho semplicemente detto che non ho paura del popolo, ma delle regole», aggiunge riferendosi allo Statuto. «Non portano a combattere la destra e il populismo come diciamo di voler fare. È un problema che un segretario dovrebbe porsi».