PALERMO. Rosario Crocetta tende una mano al Pd e assicura che la Finanziaria presentata dal governo non è blindata. Ci saranno quindi modifiche proposte dai deputati della maggioranza. Resta alto invece il braccio di ferro sulla ricandidatura del presidente, anche se il tema è stato rinviato a dopo l’approvazione della manovra.
È quanto emerge, a microfoni spenti e riunione ancora in corso, dal vertice convocato dal segretario regionale Fausto Raciti all’Ars per provare a rassenerare il clima fra presidente e deputati.
Il presidente, spinto dall’area che fa riferimento ad Antonello Cracolici e Filippo Panarello, si è mostrato meno rigido sulla Finanziaria. E questo, almeno finora, ha permesso di evitare una rottura. Anche se resta da «codificare» le modifiche che verranno inserite al testo presentato dal governo.
Va detto che non tutti i deputati hanno mostrato di accettare le aperture del presidente. Mario Alloro, vicinissimo a Mirello Crisafulli, ha attaccato Crocetta innanzitutto sulla manovra, confermando il no alla Finanziaria presentata dal presidente: «La finanziaria non è uno strumento che può prescindere dalla politica e dalla visione che una maggioranza ha sui tanti problemi e le tante criticità che la Sicilia oggi vive. Il maxiemendamento presentato dal governo e non preventivamente concordato con il gruppo parlamentare pone una serie di interrogativi a cui è urgente dare risposte».
Ma Alloro si è fatto portavoce del (vasto) fronte che all’interno del Pd ha preso malissimo l’annuncio della autoricandidatura di Crocetta a Palazzo d’Orleans: «Leggo che Crocetta ha presentato in questi giorni un suo autonomo soggetto politico e che dichiara di voler dare con la manovra finanziaria le risposte che i siciliani aspettano e che i deputati Pd ”troppo impegnati a fare marchette” non avrebbero dato. È indispensabile convocare una direzione regionale – conclude Alloro - per capire innanzitutto se Crocetta è il candidato del Partito Democratico, a dispetto dei sondaggi nazionali che lo danno ultimo nel gradimento tra i presidenti della Regione, e delle dichiarazioni di autorevoli dirigenti del partito che hanno sostenuto la necessità delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza». Ma Raciti, come detto, è riuscito a rinviare il tema della candidatura a una nuova riunione, questa volta in direzione regionale.
Il riferimento ai sondaggi arriva nel giorno in cui impazzano le rilevazioni, più o meno ufficiali. Secondo un sondaggio che avrebbe commissionato il centrodestra, ma di cui non è stato fornito nè l’istituto nè il campione, i grillini sarebbero al 38% su base regionale. Mentre il centrodestra, se unito, sfiorerebbe il 35%. Il centrosinistra sarebbe invece intorno al 18% con il Pd all’8 ed Ncd al 6.
Un sondaggio su cui alcuni dei diretti interessati hanno perfino ironizzato: «Quel sondaggio è falso, propagandato da qualche esponente di centrodestra, la Sicilia ha bisogno di concretezza e non di bufale» ha detto Crocetta, aggiungendo che «anche quattro anni fa in occasione delle regionali tutti ci davano per perdenti, col centrodestra vincente e a seguire i grillini. Le elezioni reali poi sono andate in altro modo». E anche il segretario Fausto Raciti prova a derubricare il tutto a gossip: «Credo più a un oroscopo che a un sondaggio commissionato da Schifani».
Va detto che anche il Pd oggi ha fatto circolare una propria rilevazione. È stata commissionata all’Istituto Piepoli dalla segreteria nazionale per sondare le intenzioni di voto in ogni regione in vista di eventuali Politiche. Ebbene in Sicilia il Pd sarebbe al 30% e potrebbe arrivare al 40 sommano l’’8% di Alfano e D’Alia e il 2% di Sinistra Italiana. Il centrodestra si fermerebbe al 26% con Forza Italia al 16%, Fratelli d’Italia al 7% e Lega al 2%. Su una cosa un po’ tutti i sondaggisti - palesi o anonimi - concordano: i grillini in Sicilia volano. Anche secondo Pipepoli vanno ben oltre il 30%, per l’esattezza sarebbero al 32%, da soli.
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