Venerdì 22 Novembre 2024

Salvini e Meloni in piazza a Roma richiamano all'unità: "Subito al voto"

Daniela Santanchè, Matteo Salvini e Giorgia Meloni alla manifestazione "Italia Sovrana"

ROMA. A Matteo Salvini vanno gli applausi più lunghi ed il coro "un candidato - c'è solo un candidato", mentre Giorgia Meloni, padrona di casa della kermesse "Italia sovrana" (che nelle ambizioni della leader di Fdi deve diventare la nuova proposta politica del centrodestra) va il merito di aver portato in piazza e per le strade del centro della Capitale tutte le "anime" che una volta componevano il vecchio popolo della Libertà: da Mario Mauro a Gaetano Quagliariello, dall'ex ministro Giulio Tremonti fino a Forza Italia in versione però ridotta. Al di là di Giovanni Toti, in veste di governatore e da tempo in asse con il duo 'lepenista", a prendere la parola sul palco è Renato Brunetta. Il capogruppo di Fi viene accolto dai fischi, ma alla fine si congeda con un applauso quando richiama all'unità. È proprio il richiamo allo stare insieme il fil rouge che tiene uniti tutti i protagonisti. Il rischio di irrilevanza rispetto a Pd ed M5s che viaggiano su percentuali molto lontane rispetto a quelle dei singoli partiti del centrodestra fa suonare il campanello d'allarme. E la convivenza seppur forzata sembra resa ancora più necessaria se si dovesse andare alle elezioni con la legge elettorale disegnata dalla Consulta e tentare di arrivare a quota 40%. Un obiettivo a cui mira il leader della Lega che non fa mistero nemmeno di ambire alla guida della coalizione e che secondo il sondaggio del Corriere della Sera scavalcherebbe, anche se di misura, il Cavaliere in un'eventuale corsa alle primarie per la leadership. Forse perchè tutti i voti sono necessari, sia Meloni che il leader del Carroccio non calcano però la mano contro l'ex premier che da tempo gioca una partita diversa rispetto agli altri due. Anzi, Salvini apre il suo intervento prendendo le difese del leader di Fi rinviato a giudizio per il Ruby ter ed accusando i magistrati di "fare i guardoni dal buco della serratura" invece di "indagare sui mafiosi". L'appello allo stare insieme e a costruire un progetto che non releghi il centrodestra ad un "ruolo di comparsa" è l'obiettivo di tutti, ma i paletti posti dai due leader come l'uscita dall'euro, ed i toni usati in alcuni passaggi ad esempio contro il Capo dello Stato reo di "non essersi accorto prima che le due leggi elettorali erano disomogenee" o l'elogio di Trump nella scelta di chiudere le frontiere mettono in evidenza come la distanza con Arcore sia ancora molta soprattutto se si considera che a differenza degli due alleati, il Cavaliere non ha nessuna fretta di correre alle elezioni. A fare da cerniera tra le due anime, quella lepenista e i moderati, ci provano sia Toti che Brunetta. Il presidente della Liguria ricorda come anche »nelle famiglie ci siano diversità di vedute« mentre il capogruppo di Forza Italia alla Camera ricorda che il centrodestra »è sempre stato plurale«. Un'opzione, quella del centrodestra unito, che l'ex premier preferirebbe evitare a favore invece di una corsa solitaria per poter giocarsi dopo le elezioni la possibilità di tessere nuove alleanze. Ma è proprio per evitare fughe in avanti che il messaggio che Meloni e Salvini hanno voluto far arrivare ad Arcore non lascia spazio a fraintendimenti: »Italia sovrana può essere la proposta politica per vincere«, è la convinzione della leader di Fdi mentre il segretario del Carroccio rilancia l'alleanza con Forza Italia ma basata innanzitutto sui programmi.

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