ROMA. "Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti che ci siano due leggi elettorali frutto del lavoro della magistratura. Non è normale un Paese in cui la magistratura detta tempi e modi all'amministrazione, vuol dire che la politica non ha fatto il suo mestiere". Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons.Nunzio Galantino, parlando della sentenza della Consulta sull'Italicum. "La politica deve riflettere e interrogarsi su questo" ha concluso Galantino.
Alla luce del fatto che sia stata la magistratura a prendere le decisioni sulla legge elettorale, con la sentenza ieri della Corte Costituzionale sull'Italicum, "la politica ora non salti sulla sedia per decidere quando votare ma rifletta sui motivi" che hanno portato a questo, ha detto Galantino. "Si devono domandare: veniamo pagati per fare queste cose e c'è altra gente che le fa al posto nostro?Non è normale un Paese in cui per prendere decisioni si aspetta che sia qualcun altro a decidere, io lo trovo drammatico". Per il segretario dei vescovi le "elezioni devono essere uno strumento per dare risposte concrete" e "non devono essere strumentalizzate per altro".
"Non sta a noi decidere la data del voto, quel che diciamo è che è importante che l'elezione non sia un diversivo, uno strumento con cui Tizio si prenda la rivincita su Caio. Occorre risolvere i problemi e non rinviare le soluzioni. Le elezioni possono cambiare il mondo, vedete l'America, ma possono essere anche un diversivo per chi si vuole contare".
Rinviare le misure per aiutare le famiglie significa "ritardare la vita serena delle stesse famiglie e finire in balia del primo populista che si alza. Non si risponde ai populismi con proposte a mezz'aria", ha aggiunto Galantino, riferendo che, nel corso della riunione dei vescovi, ci si è chiesto: "Come mai sono stati trovati 20 miliardi di euro per aiutare le banche e negli stessi giorni sono stati rinviati i decreti attuativi per i provvedimenti per le famiglie perchè non si trovavano i soldi?".
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