ROMA. Ricorso respinto, salvi l'eleggibilità di Virginia Raggi e il contratto tra il M5S e i sui eletti. Dal Tribunale civile di Roma arriva il primo 'sorrisò del 2017 per la sindaca che esce trionfatrice dalla sentenza con cui i giudici rigettano il ricorso dell'avvocato Venerando Monello, secondo il quale Raggi era ineleggibile e il contratto pre-elettorale con il Movimento nullo. Tesi sostenuta anche dal Pd ma su cui i giudici non si sono neanche espressi, definendo inammissibile il ricorso. «Tanto rumore per nulla, dopo la batosta elettorale a Roma, il Pd ne subisce un'altra in Tribunale», esulta la sindaca in un post pubblicato anche sul blog di Beppe Grillo.
La sentenza è giunta, tra l'altro, ad una manciata di minuti dalla prima uscita televisiva - a 'diMartedi«, su La7 - di Raggi da sindaca. E, galvanizzata anche dall'accoglienza del pubblico in sala, Raggi non evita di toccare i tasti più delicati della sua gestione, dalla scelta di dare un ruolo chiave a Raffaele Marra alla disparità di consensi con la sua omologa torinese Chiara Appendino.
Ma è tutto il Movimento ad esultare. A partire da Davide Casaleggio, in un inusuale post su Facebook. »Non esiste alcun contratto tra Virginia Raggi e Casaleggio Associati. E sarebbe assurdo che ci fosse«, scrive Casaleggio jr, soffermandosi su un punto toccato anche nel libro-inchiesta »Supernova. Come è stato ucciso il Movimento«. E Casaleggio jr non lesina una frecciata ai media. »Poche ore fa ho letto un commento su uno dei principali giornali italiani. Diceva: «La 'Cosa pubblica' in mano a una società privata. Neanche con Berlusconi e Mediaset si era arrivati a tanto». Ma è veramente così? Chiaramente no«, sottolinea. »Un'altra figuraccia di un partito che ha paura di perdere le prossime elezioni«, incalza Luigi Di Maio.
Del resto, la sentenza - che, in un passaggio, sbaglia il nome del ricorrente chiamandolo Monello Vagabondo - è netta: la domanda di ineleggibilità della sindaca »va rigettata non ricorrendo alcuna delle ipotesi previste dalla legge« laddove la domanda di nullità del contratto è respinta perchè il ricorrente, »soggetto estraneo al M5S e non sottoscrittore dell'accordo, non è portatore di un concreto interesse ad agire«. Tutto valido (ma sul regolamento M5S c'è comunque il ricorso degli espulsi) quindi, inclusa - ricordano anche gli 'ortodossì - quella penale da 150mila euro che pende anche su Raggi in caso di violazione del codice etico. Tanto che il Pd pungola: »ricordiamo che furono proprio i suoi avvocati a segnalare che l'impegno vincolante da lei firmato era nullo«.
In serata sono invece i parlamentari M5S a riunirsi: ed è un'altra sentenza ad essere al centro della riunione, quella della Consulta sull'Italicum. Possibile che, in vista dell'appuntamento, arrivi a Roma anche Grillo. Il leader, tra l'altro, potrebbe essere nella Capitale anche nelle prossime ore: ufficialmente per partecipare al convegno 'Lavoro 2015' anche se è difficile che non si soffermi sui diversi nodi interni al M5S. Nodi emersi anche con il fallimento del passaggio al gruppo Alde, che ha visto Casaleggio nel mirino della base. Tanto che, seppur in via embrionale, si fa spazio negli ambienti pentastellati l'idea di rimettere in piedi il Direttorio, anche in vista della corsa al voto. »Prima, nel bene e nel male, gli iscritti sapevano con chi prendersela«, osserva un parlamentare. Il Movimento, nel frattempo, accelera sulla definizione della piattaforma Rousseau: oggi è stata presentanta la nona sezione, quella dello 'sharing'. È il sistema operativo »il nostro cerchio magico«, osserva Di Maio replicando alla senatrice Elisa Bulgarelli che, nei giorni scorsi, si era
scagliata contro l'associazione Rousseau.
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