ROMA. Beppe Grillo frena su una decisione che, venerdì in tarda serata, sembrava ormai presa: quella di sganciare, via blog, Virginia Raggi dal Movimento. Ma la sua ira è tutt'altro che affievolita: Beppe lascia la Capitale senza neanche incontrare la sindaca di Roma e all'indomani di un vertice al termine del quale la 'fine' della gestione Raggi sembrava vicina. E, invece, a tarda sera il leader e la sindaca trovano la quadra: via Daniele Frongia dal ruolo di vicesindaco, via Salvatore Romeo dalla segreteria politica. Una soluzione che, almeno per ora, trova il placet anche di Grillo. "Roma va avanti con Raggi", scrive Grillo sottolineando come la sindaca si sia "fidata delle persone più sbagliate del mondo" ma "ha riconosciuto gli errori". E il leader avverte: "Da oggi cambiamo marcia". E' una lunga giornata quella dell'ex comico, preoccupato anche per le eventuali inchieste che possano coinvolgere Raggi. E, non a caso, nella testa di Grillo balena anche l'idea di proporre a Raggi un'autosospensione. Ci sono, poi, alcune certezze, che il leader M5S chiarisce nelle infuocate telefonate che fa durante il suo viaggio. La prima è che Daniele Frongia e Salvatore Romeo non possono più restare al loro posto. "Romeo si deve levare dal c...", tuona Grillo per telefono ribadendo l'esigenza di una forte "discontinuità" che deve segnare, da oggi, la gestione del Campidoglio. E incassando, in serata, l'allontanamento di Romeo. L'autonomia decisionale di Raggi, da oggi, sembra comunque diminuita. Grillo, riferisce chi era presente nello stesso vagone del leader M5S, parla infatti di dare più spazio a Massimo Colomban, l'assessore alle partecipate vicinissimo alla Casaleggio Associati. E parla dell'esigenza di istituire un ruolo (politico) di supervisore della gestione capitolina, che faccia da raccordo con gli assessori. E intanto emerge che il nuovo vicesindaco di Roma che sostituirà l'assessore allo Sport, Daniele Frongia, verrà scelto e votato dai consiglieri comunali del M5S. Questa, a quanto si apprende, una delle decisioni emerse dal summit di maggioranza con la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Tra le ipotesi che circolano nelle ultime ore c'è quella di Massimo Colomban, attualmente assessore alle partecipate. Ma l'ultima parola, in ogni caso, spetterà ai consiglieri che si esprimeranno nei prossimi giorni. Mentre, avanza in Grillo, un timore: quello che alla sindaca di Roma arrivi un avviso di garanzia. Il leader M5S, nelle sue telefonate di prima mattina, cita questa possibilità affermando che "5 avvocati" gli avrebbero spiegato come sia più concreta di quel che sembra. Ed è forse anche per questo che nel post Grillo annuncia il vado di un codice etico per gli eletti M5S in caso di inchieste e non chiude ad una loro permanenza in carica anche in caso di avvisi di garanzia: "Ci combattono con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l'iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così". Nel frattempo, per il M5S, è una giornata di silenzio quasi irreale. Nessun tweet, nessun post su Facebook, neppure su argomenti diversi dal caso Roma. Segno di un Movimento in impasse, quasi impietrito dall'arresto di Marra e dalla resa dei conti apertasi tra gli 'ortodossi' e l'ala guidata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Entrambi sono stati gli sponsor più agguerriti della sindaca, difendendola anche dagli attacchi di Roberta Lombardi o Carla Ruocco. E ora potrebbero pagare la la linea adottata. Al vertice di ieri con Grillo (dove Alessandro Di Battista non è andato) raccontano di un Di Maio che non ha quasi proferito parola, salvo poi uscire dall'albergo prima di Fico e assieme solo ai capi della comunicazione. Un segnale plastico della frattura interna al M5S.