PALERMO. Il deputato Riccardo Nuti, sospeso dai probiviri dei 5stelle dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Palermo sulle firme false per le comunali del 2012, rompe il silenzio.
Lo fa dal suo profilo Facebook. "La mia difesa nel procedimento penale, mio diritto e dovere, proverà che sono estraneo ai fatti - scrive - Per il momento accetto in silenzio (presto se ne capirà il motivo) e con fatica quotidiana la gogna e gli insulti compiaciuti che mi piovono da settimane, convinto che le indagini della magistratura confermino la mia coerenza, il mio rigore morale e la mia affidabilità di uomo e politico. Allora sarò lo stesso Riccardo Nuti di sempre, quello che non abbassa mai la testa".
Nuti davanti ai pm che lo hanno interrogato nei giorni scorsi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il deputato non si è autosospeso dal M5s come chiesto dal capo politico Beppe Grillo. A sospenderlo sono stati i probiviri del M5s, stesso provvedimento adottato per gli altri deputati indagati, Claudia Mannino e Giulia Di Vita, e per l'attivista Samantha Busalacchi.
Si erano invece autosospesi i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che hanno ammesso le proprie responsabilità collaborando con i magistrati. "Sono sempre il Riccardo Nuti che a Palermo ha lottato contro un intero sistema di potere, di mafia bianca e nera - scrive ancora Nuti su Fb - proprio quell'impegno, senza gloria e arricchimento, mi ha consentito di rappresentare una comunità e una speranza alla Camera dei Deputati. Da parlamentare ho proseguito la battaglia: senza risparmiarmi, esponendomi e facendomi nuovi nemici. Stessa battaglia che ho tentato di portare avanti per le prossime comunali. Oggi questa storia delle firme è come un contrappeso".
Intanto, la deputata nazionale M5S Giulia Di Vita, anche lei indagata per la vicenda firme false sulla lista delle comunali di Palermo del 2012, si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai Pm che l'avevano convocata per l'interrogatorio. La parlamentare si è anche rifiutata di rilasciare un saggio grafico. Stessa scelta ha fatto Riccardo Ricciardi, marito della parlamentare Loredana Lupo, anche lui indagato.
Si erano già avvalsi della facoltà di non rispondere anche l'ex portavoce alla Camera Riccardo Nuti, la deputata Claudia Mannino, il marito Pietro Salvino, l'attivista Samanta Busalacchi l'avvocato Francesco Menallo e il cancelliere del tribunale, che avrebbe autenticato firme false, Giovanni Scarpello.
Hanno, invece, collaborato con gli investigatori i parlamentari regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio e gli attivisti Stefano Paradiso e Giuseppe Ippolito, che hanno raccontato ai magistrati i particolari della notte in cui si decise di ricopiare le firme dalle originali inutilizzabili per un errore di forma. Ha invece risposto la tredicesima indagata, l'attivista Alice Pantaleone. Centinaia di cittadini davanti agli agenti della Digos hanno disconosciuto le loro firme.
"Noi siamo innocenti. È stato sempre chiaro e lampante, fin dall'inizio, l'attacco pretestuoso nei nostri confronti, e quando abbiamo capito che la presunta ricopiatura delle firme non era un'accusa campata totalmente in aria ma cominciava ad apparire verosimile siamo stati i primi a preoccuparci e, diciamolo pure, a incazzarci, sia per il presunto errore/tremenda stupidaggine compiuta ma soprattutto per essere stati, addirittura, additati come i fautori della stessa!». Lo scrive, in un post su Facebook, la deputata sospesa del M5S Giulia Di Vita.
«Chi si è autosospeso, a quanto pare, è chi si è autoaccusato o ha confermato le accuse. Mi sembra un passaggio sacrosanto a cui fare seguire quanto prima le dovute dimissioni, proprio per questo l'autosospensione di chi è stato accusato ingiustamente non sta nè in cielo nè in terra questo ovviamente è il mio personale pensiero e il motivo per cui non ho proceduto ad autosospendermi nonostante i tanti distinguo del fuoco amico», sottolinea.
«Sono profondamente dispiaciuta per ciò che gli attivisti e simpatizzanti di Palermo soprattutto, ma in generale ormai tutti quanti, stanno subendo per colpa di pochi, e non so se ritenermi in parte anche responsabile per avere, inconsapevolmente, consentito che ciò potesse accadere.
Mi è veramente difficile valutare il fatto che alcuni dei coinvolti si siano decisi a parlare, e così attendo di sapere cosa è realmente successo e con quali escamotage siano state tirate in ballo anche le persone ignare, non solo parlamentari che fa più notizia e scalpore ma anche attivisti ed ex attivisti che la causa del M5S l'hanno ormai abbandonata da tempo per ragioni personali», prosegue Di Vita.
«Da oltre 2 mesi, ormai, siamo sotto attacco mediatico e additati, più o meno esplicitamente, come dei delinquenti di terz'ordine, la feccia della politica, il disonore del Movimento 5 Stelle. Proprio noi che portiamo avanti le idee del Movimento prima che lo stesso nascesse, prima che si chiamasse Movimento 5 Stelle, prima che si potesse anche solo pensare di presentare liste civiche e candidarsi ad una qualche elezione», sottolinea Di Vista parlando di un «susseguirsi di colpi di scena (almeno per noi, per altri è invece un disegno già ben definito) che ci ha lasciati sgomenti, non per ultimo dal punto di vista umano, dato che gli inopinati protagonisti sono persone con le quali, per anni e prima che i rapporti si incrinassero a causa di sostanziali, e forse fisiologiche (?), divergenze politiche, abbiamo condiviso numerose battaglie e vere e proprie esperienze di vita».
«La sospensione, incredibilmente, pare essere considerata la soluzione alla vicenda. Ci sarà ancora tempo e spazio per parlarne e approfondire ogni aspetto. Ne usciremo presto e tutto si risolverà per il meglio, ed è molto normale che ciò avvenga. Sarà stata una occasione per il M5S tutto per fare esperienza e dotarsi dei dovuti anticorpi per il futuro, quando gli attacchi saranno sempre più frequenti e probabilmente ancora più pesanti colpendo, probabilmente, esponenti ancora più in vista».
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