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Il ministro Boschi: la maternità non sia un limite alla carriera delle donne

Maria Elena Boschi

ROMA. "Le dirigenti donne nelle aziende partecipate è una scelta di cui questo Governo è fiero. Spero siano di esempio per il mondo del privato. Non può diventare il tema della maternità un limite per quanto riguarda le assunzioni, le carriere, la crescita all'interno delle varie realtà aziendali e professionali".

Lo ha detto il ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, con delega alle Pari opportunità, Maria Elena Boschi, durante un incontro a Roma in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Il ministro ha quindi ricordato che il Governo "ha dato segnali concreti sia nella lotta contro le dimissioni in bianco sia nella conciliazione per i tempi di lavoro" e famiglia. "Le donne alla presidenza di aziende non siano più una breaking news, una novità", ha esortato Luisa Todini, presidente di Poste italiane.

Occorre agire "perché le donne diventino indipendenti a livello economico", ha aggiunto la presidente di Ferrovie dello Stato, Gioia Ghezzi. Contro la violenza sulle donne ha affermato Ghezzi "possiamo fare moltissimo", già "i piccoli gesti e il linguaggio sono importantissimi".

"Nel 2015 - ha concluso Todini - 7 nostre dipendenti purtroppo hanno usufruito di un congedo di 90 giorni dopo aver subito violenza".

2 Commenti

paolo stressato

27/11/2016 10:56

E sacrosanto che la maternità non impedisca la carriera a tutte le donne che lavorano con dedizione ed impegno. E' pur vero pero' che l'assenza per maternità non vàda a gravare con l'aumento di carico di lavoro per il collega e/o collaboratore in ufficio o in campo privato, cosa che invece puntualmente si verifica nella realtà lavorativa di ogni giorno. E' chiaro che non è attribuibile alla donna in gravidanza ma alla mancata organizzazione e programmazione dell'ufficio o attività privata qual si voglia. Per esperieza trascorsa in un ufficio pubblico impiego, essendo unico funzionario maschio tra 4 colleghe , a turno ho dovuto sopperire svolgento maggior lavoro, non retribuito, per assenze per maternità di dette colleghe.

Stefano Schiavon

28/11/2016 10:31

Lo slogan potrebbe anche essere capovolto: la carriera delle donne non dovrebbe essere un limite alla maternità. Chiaramente dipende dalle priorità individuali e sociali. L' idealizzazione del lavoro e la svalorizzazione dei rapporti familiari e della maternità ha generato sociatà di individui soli, con un crollo preoccupante della natalità. Questo crollo mette in dubbio la sopravvivenza della nostra società. Molte e molti che hanno puntato sul lavoro come realizzazione della vita si ritrovano oggi con un pugno di mosche e qualche voucher. Ne valeva la pena? Occorre ridefinire le nostre priorità, cambiando classi dirigenti ormai ancorate a visioni elitarie e per nulla sostenibili.

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