Giovedì 19 Dicembre 2024

Referendum, Berlusconi: riforma pericolosa, è ora che Renzi vada a casa

ROMA. «È una riforma pericolosa e con la nuova legge elettorale c'è il rischio di una deriva autoritaria. Renzi vuole una legittimazione che non ha mai avuto ma è ora che vada a casa». Ad affermarlo è Silvio Berlusconi, tra i promotori del No al referendum costituzionale, intervistato ai microfoni di Radio anch'io. «È triste dirlo - prosegue - ma negli ultimi 5 anni abbiamo avuto 5 colpi di Stato, con governi mai legittimati dal voto popolare. Nei nove anni di governo alcune cose non le abbiamo fatto perché c'erano degli alleati che ora non sono più nel centrodestra che ci facevano un'opposizione. E poi abbiamo avuto Capi di Stato sempre contrari. La bocciatura di questa riforma consentirà di scrivere poi una riforma seria e condivisa di cui il paese ha bisogno».   Berlusconi invita gli italiani ad andare a votare: «Andate a votare, questo referendum è senza quorum e chi resta a casa fa un favore a Renzi e al Pd. Con un no deciso e responsabile decidiamo il futuro dell'Italia non sprechiamo l'occasione». A chi gli chiede se sia convinto che vinca il NO, il leader di Forza Italia risponde: «Si, io sono convinto che il buonsenso prevarrà e quindi ci sarà una vittoria anche se questa riforma divide in due gli italiani mentre le riforme dovrebbero essere condivise». «Chi vince diviene padrone del governo - aggiunge ancora l'ex premier -, padrone della Camera che fa le leggi, elegge il Capo dello Stato, della corte Costituzionale, insomma padrone dell'Italia e degli italiani, una minoranza ristretta del 15% avrebbe poteri senza controllo. C'è il rischio di deriva autoritaria che metterebbe a rischio la democrazia». «Lo Stato non deve occuparsi di quello che i cittadini posso fare da soli o con le istituzioni come Regioni e province (queste ultime non è vero che sono state eliminate) e comuni. In questi anni i comuni sono stati affamati e quindi hanno dovuto aumentare le tasse. Le regioni per me sono troppe vanno ridisegnate le autonomie locali».  

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